Vicini di casa troppo rumorosi: l’art. 844 ti consente un forte risarcimento

Come affrontare i vicini molesti e tutelare la propria quiete? La legge arriva in supporto di chi sta vivendo una situazione molto fastidiosa

In un mondo in cui il caos in generale, i suoni altisonanti del traffico, dei dispositivi elettronici ci privano della preziosa compagnia del silenzio, almeno in casa propria si desidera avere quella pace di cui abbiamo tanto bisogno quando e come vogliamo.

Tuttavia a volte la convivenza tra vicini di casa può spesso diventare problematica a causa dei rumori molesti. Dai tacchi rumorosi, al calpestio incessante, fino alla televisione ad alto volume e allo spostamento di mobili, i disturbi sonori possono influire pesantemente sulla qualità della vita. Ma cosa dice la legge in merito e come si può intervenire?

Rumori molesti dei vicini: cosa fare per tutelarsi

Il Codice Civile, all’articolo 844, stabilisce che i rumori devono rimanere entro i limiti della “normale tollerabilità”. Questo concetto è volutamente ampio per permettere al giudice di valutare ogni caso specifico.

Rumore dei vicini
Quando il rumore dei vicini diventa intollerabile? – (www.designmag.it)

La tollerabilità dei rumori dipende molto dal contesto in cui si vive. In un centro urbano, già rumoroso per natura, i suoni provenienti dai vicini possono risultare meno invasivi rispetto a una zona residenziale o rurale. Nonostante non esistano per legge specifiche fasce orarie di silenzio, si fa riferimento alle convenzioni sociali: tra le 19:00 e le 8:30 è generalmente richiesto di evitare rumori forti. Inoltre, i regolamenti condominiali possono prevedere ulteriori restrizioni, stabilendo fasce orarie di quiete più estese.

La durata del rumore è un altro parametro fondamentale. Un rumore breve, come la caduta di un oggetto, è generalmente considerato tollerabile. Al contrario, rumori prolungati e ripetuti, come lo spostamento di mobili per lunghi periodi, possono giustificare un intervento legale. Anche le necessità del rumore vengono valutate: lavori di ristrutturazione, seppur rumorosi, non possono essere vietati, ma devono rispettare gli orari di riposo e prevedere pause per ridurre il disturbo.

I tribunali utilizzano il criterio del differenziale di decibel per stabilire se un rumore è illecito. Questo criterio misura la differenza tra il rumore di fondo e quello prodotto dal vicino, considerando vietato un rumore che supera i 5 dB durante il giorno (dalle 6:00 alle 22:00) e i 3 dB durante la notte.

In caso di rumori molesti, il primo passo è spesso coinvolgere l’amministratore di condominio, se il regolamento prevede clausole specifiche sul silenzio. Se il disturbo è generalizzato, coinvolgendo l’intero edificio, si può configurare il reato di disturbo alla quiete pubblica. In tal caso, la vittima può sporgere querela entro tre mesi dall’ultimo atto molesto presso la polizia, i carabinieri o la Procura della Repubblica.

Se invece il rumore disturba solo pochi vicini, come nel caso del calpestio, si tratta di un illecito civile. In questo caso, è necessario avviare una causa civile, con l’assistenza di un avvocato e sostenendo le spese legali.

In sede civile, si può chiedere al giudice di:

– Ordinare al vicino di interrompere le condotte moleste;
– Disporre un risarcimento per danni se si dimostra che la qualità della vita è stata compromessa o che vi è stato un danno alla salute;
– Stabilire il pagamento di una somma per ogni giorno in cui il divieto di fare rumore viene violato.

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