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Cinque giorni dall’altra parte del mondo… un altro mondo, vissuto sempre dal lato sbagliato di tutto – scale mobili, entrate, senso di marcia sui marciapiedi – e la sensazione di goffaggine contro il rigore nipponico. Tokyo è la città delle contraddizioni: corre e ti travolge se non tieni il passo ma se chiedi una mano si faranno in quattro per aiutarti.
È una delle metropoli più moderne e tecnologiche del mondo ma usare la carta di credito o parlare in inglese non è così semplice come si potrebbe pensare; giardini tradizionali meravigliosi come l’Hama-Rikyu Onshi Teien hanno come sfondo grattacieli contemporanei che svettano alle loro spalle.
Di architettura contemporanea e firme importanti Tokyo ne è piena: da Kenzo Tange a Toyo Ito, Kengo Kuma, Sanaa e Renzo Piano con Omotesando e Ginza come quartieri simbolo dello shopping di lusso.
[npleggi id=”95″ testo=”Horm: libreria Sendai di Toyo Ito”]
Alle luci accecanti, le insegne giganti e la musica alta in strada di Shibuya abbiamo sicuramente apprezzato di più due quartieri su tutti: Sugamo e Yanaka. Sono quartieri insoliti e forse non molto visitati ma che ci hanno fatto scoprire una dimensione completamente diversa di Tokyo.
A Sugamo i ritmi si rallentano, le persone non corrono ma passeggiano tranquillamente lungo la strada principale tra le bancarelle del mercato; i ritmi si abbassano e l’età media si alza perché questo è il quartiere degli ultra settantenni che mollano la frenesia dell’altra Tokyo per poter invecchiare serenamente in un posto fatto a misura per loro. Un tempio buddista apre la passeggiata principale segnata da un’arcata colorata e da qui inizia una passeggiata tra pasticcerie tradizionali, negozi di the, panetterie e un trionfo di mutande e mutandoni rossi che pare stimolino dei punti energetici per mantenersi in salute. Circa a metà della passeggiata si apre una piazzetta che affaccia sul tempio Koganji che ospita una statua di Togenuki Jizo che se accarezzata sembra avere proprietà curative.
L’altro quartiere è Yanaka, uno dei pochi posti risparmiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale; qua le case non hanno più di due piani, sono in legno e sopravvivono antiche pasticcerie dei primi del ‘900 e distillerie di sakè, mentre tanti templi, dai più grandi ai più piccoli, si nascondono tra le case tradizionali. Questo è il quartiere amato dai giovani artisti e scrittori che stanno andando a recuperare questi edifici, ad esempio un onsen ottocentesco (bagno pubblico) è stato trasformato in una galleria d’arte contemporanea. Non ci sono edifici impressionanti o qualcosa di particolare da fotografare ma l’atmosfera che si respira da “kiss me Licia” conquista e permette di rilassarsi un po’ prima di tornare nella frenesia della città.
Golden Gai è un altro luogo dal sapore tradizionale: un’isola di casette in legno all’interno dell’abbagliante Shinjuku costituita da una miriade di minuscoli bar da massimo 5 persone dove prendersi qualcosa da bere o assaggiare qualche piatto tipico cucinato direttamente dalla madre del gestore.
Assolutamente da non perdere una passeggiata per Asakusa con lo splendido tempio Senso-ji per assaporare l’atmosfera dell’antica Edo (come si chiamava in passato Tokyo).
La città di Tokyo ha mille volti e si può dire che contenga al suo interno mille altre città: basta trovare quella che più ci assomiglia ed assaporarla fino in fondo.