Il sistema italiano di tassazione degli immobili non è tra i più semplici: cerchiamo allora di fare chiarezza in merito alla casa di proprietà.
Quante sono le tasse che occorre versare se si è proprietari di beni immobili? E quali sono le scadenze da rispettare? Ebbene, non nascondiamolo: il sistema di tassazione dei beni immobili in Italia non è tra i più semplici. E soprattutto – ma non solo – per chi si trova alle prime armi, perché magari diventato proprietario di casa solo di recente, può apparire come una sorta di percorso ad ostacoli e, talvolta, immerso nella nebbia.
In quanto alle nebbie, senz’altro non riusciremo in questo articolo a dipanarle tutte. Tuttavia proviamo a fare un po’ di chiarezza utilizzando i termini più semplici e comprensibili e non, come spesso capita, con parole incomprensibili. Continua la letture per vedere una luce in fondo al tunnel.
Scadenze di versamento ed altri tipi di imposte sugli immobili
Cominciamo innanzitutto dalle tasse pendenti sulla casa di proprietà che vanno versate al Comune: sono in tutto tre, ovvero l’Imu, la Tasi e la Tari. L’Imu, ovvero l’Imposta Municipale Propria, ha sostituito dal 2012 l’ICI e rappresenta la tassa di possesso di abitazioni di lusso.
La Tasi, invece, è una tassa di copertura dei servizi definiti indivisibili che fanno riferimento all’immobile, come ad esempio l’illuminazione pubblica. A partire dal 2020 è stata accorpata alla nuova IMU e va versata dai proprietari di immobili che non abbiano dimora fisica o residenza anagrafica presso gli stessi. La Tari, infine, è la tassa sui rifiuti solidi urbani. Ma entriamo più nel dettaglio.
L’IMU (e con essa quindi anche la TASI) comporta due versamenti all’anno: il primo entro il 16 di Giugno ed il secondo entro il 16 di Dicembre. Le scadenze di versamento della Tari, invece, vengono decise autonomamente dai Comuni, così come la loro dilazione nel corso dell’anno. Oltre a queste forme di tassazione, tuttavia, i proprietari devono sostenere anche altre imposte relative all’acquisto dell’immobile (così come alla vendita o al trasferimento) ed al reddito personale, oltre alla cedolare secca ed alle tasse pendenti sulle seconde case.
Ad esempio, se si acquista un immobile da un privato o da un’impresa esente IVA, l’acquirente dovrà versare anche l’imposta di registro pari al 2% del valore catastale o del prezzo dell’immobile e le imposte fisse di ipoteca e catasto pari a 50,00 Euro ciascuna. In quanto al reddito, invece, si distingue tra due tipi di imposte: l’IRPEF per le persone fisiche, pari al 5% delle rendite catastali, e l’IRES per le società e gli enti, con aliquota pari al 24%.
La cedolare secca può invece sostituire tutte le forme di prelievo fiscale sul reddito ed è applicabile sulle case date in affitto. La sua aliquota ordinaria è del 21% e viene riscossa alla registrazione del contratto, a condizione che il locatore dell’immobile rinunci ad aggiornare il canone di locazione per l’intero periodo di permanenza dell’affittuario. E questa è davvero, e per sommi capi, solo la “punta dell’iceberg” della questione: l’ideale, in caso ci si appresti a dover fare i conti con la propria posizione ai termini fiscali, è di consultare il proprio commercialista di fiducia per approfondire la materia nel dettaglio ed in base alle proprie specifiche necessità.