TARI, le modalità per avere il rimborso sulla tassa per i rifiuti. Perché si parla di questa opportunità. I dettagli.
Come tutti sanno la TARI rappresenta la tassazione locale per la raccolta, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani. In alcune località la tassa è abbastanza esosa a fronte di un servizio non sempre soddisfacente. Ma vediamo come si determina l’importo.
La Tari si compone di due parti distinte: la prima è una parte fissa, mentre la seconda è variabile e serve a finanziare il servizio di raccolta vero e proprio. Quindi il cittadino non paga esclusivamente per il costo della raccolta dei rifiuti. Non si parla infatti di una tariffa, bensì di una tassa con delle conseguenze importanti, prima fra tutte l’assenza di IVA. Ma davvero è così?
Nonostante una sentenza del 2009 della Corte di Cassazione al riguardo, molti Comuni hanno applicato alla TARI l’Imposta sul valore aggiunto, cioè l’IVA. Si tratta di un’imposizione illegittima, una tassazione sulla tassa. Quindi quanti hanno subito una maggiorazione del tutto immotivata, hanno il diritto di richiedere un rimborso.
Ricordiamo che l’IVA è un’imposta su un servizio o su un bene e si applica in fase di produzione e scambio. L’IVA si applica sulle tariffe dei servizi per esempio. Ma proprio per la sua natura in parte fissa e in parte variabile, la TARI non può essere considerata una tariffa e quindi l’IVA non può essere applicata. Purtroppo molti cittadini ignari di questa distinzione hanno continuano a pagare una doppia imposizione, avanzata dai Comuni.
Dunque chi si trova ad aver pagato l’IVA sulla TARI può richiedere il rimborso per gli ultimi 10 anni di versamenti. Il diritto al rimborso dell’IVA non dovuta ha una prescrizione di 10 anni, per cui per i periodi precedenti non è possibile presentare ricorso. Ma come agire? La domanda deve pervenire all’Ufficio tributi del proprio Comune e agli sportelli delle associazioni di tutela dei consumatori.
Si deve compilare un modulo (predisposto proprio dalle associazioni) e allegare le ricevute di pagamento, da cui si evince anche la presenza dell’IVA, per gli anni di cui si richiede il rimborso, oltre a una copia del documento d’identità. Per la prescrizione fa fede la data presente sulle fatture di pagamento. Importante sottolineare che per avere effetto la richiesta deve essere collettiva.
Occorre infatti delegare un’associazione di tutela dei consumatori per una class action, regolata dal Codice del Consumo. La richiesta è presentabile solo dai privati cittadini, poiché le imprese che hanno versato l’IVA hanno avuto modo di detrarla dalla dichiarazione periodica dell’IVA stessa.