Il Bonus Casa può diventare abusivo: scopri l’impatto dell’ordinanza n. 20673 del 25.07.2024 sulla gestione dei bonus per le famiglie
Il “bonus prima casa” rappresenta una serie di agevolazioni fiscali volte a favorire l’acquisto di immobili da utilizzare come abitazione principale. I vantaggi forniti da questa tipologia di bonus sono molteplici, per esempio si è affrancati dal dovere di pagare l’imposta di bollo, i tributi speciali catastali, le tasse ipotecarie sugli atti assoggettati all’imposta di registro e via dicendo.
Ma perché l’ordinanza estiva della Corte di Cassazione è di importanza centrale per la corretta fruizione del bonus? La decisione della Suprema Corte individua una fattispecie specifica delineatasi in molti recenti episodi: lo sfruttamento abusivo del bonus per l’acquisto della prima casa. Con l’ordinanza la Corte va a colpire tutti i potenziali “furbi” che provano a ingannare il sistema di agevolazioni. Ma entriamo più nel dettaglio per capire meglio di cosa si sta parlando.
Spesso accade che i bonus forniti dallo Stato non vengano utilizzati in modo legittimo cercando di aggirare la normativa in modo da trarre un’utilità individuale a scapito degli altri consociati e dello Stato stesso.
Nel caso di specie, risalente al 2016, che ha portato all’ordinanza della Cassazione, una persona aveva acquistato un’abitazione con le agevolazioni “prima casa”, dichiarandosi “impossidente” a causa del trasferimento della propria abitazione al fratello avvenuto due giorni prima, mediante un mandato a vendere (ex art. 1719 c.c.) senza rappresentanza.
In tal modo, il soggetto in questione corrispondeva altresì l’imposta di donazione oltre la franchigia di 100.000 euro ai sensi dell’art. 2, c. 49 D.L. 262/2006. Cosa è successo in questo caso particolare, quindi, da far decretare l’abuso del diritto durante un’operazione tra privati e, nello specifico, tra familiari? Ci troviamo davanti a un tentativo di indebito conseguimento di un vantaggio fiscale, ecco perché
Ciò che l’Agenzia delle Entrate contestava era la mancanza dei requisiti per l’applicazione dell’agevolazione “prima casa”. La tesi è stata poi avvalorata dall’ordinanza 25.07.2024, n. 20673 che ha riconosciuto come un abuso di diritto “il mandato a vendere un immobile a uso abitativo e il successivo acquisto, da parte del mandante, di un secondo alloggio abitativo con l’applicazione del bonus prima casa”.
Le operazioni negoziali compiute tra i soggetti coinvolti nel caso divenuto poi processuale, pur formalmente legittime, sarebbero prive di sostanza economica, poiché volte esclusivamente ad ottenere un vantaggio fiscale indebito, attraverso un trasferimento strumentale e soltanto temporaneo. Con l’ordinanza si contesta quindi l’assenza di un requisito cardine per usufruire dell’agevolazione: la non possidenza di altro fabbricato idoneo ad abitazione.