Una domanda comune riguarda la possibilità di vendere o meno l’immobile e le conseguenze previste dopo aver usufruito del Superbonus.
Molti si sono trovati di fronte al problema perché, non avendo informazioni chiare a riguardo, hanno venduto l’immobile ma poi dovuto pagare un corrispettivo economico senza per questo sapere bene per quale motivo dovevano versare una cifra così importante.
Per questo, al fine di evitare situazioni complesse e ritrovarsi poi a dover versare somme ingenti, è meglio capire come procedere prima e non dopo, avendo ben chiaro cosa prevede la normativa vigente in materia e quali sono i limiti.
Vendere casa con il Superbonus è possibile? Cosa dice la legge
Il Superbonus è un beneficio attivato per la cittadinanza al fine di consentire, anche a chi non era nelle condizioni economiche per poterlo fare in autonomia, di avere la possibilità di ristrutturare casa. Moltissimi hanno sfruttato il 110% perché di fatto l’acquirente dell’immobile non doveva spendere nulla se non sfruttare l’agevolazione.
Il problema si è creato dopo quando, una volta ultimati i lavori e dato alla casa una versione nuova e splendida, magari su immobili che erano stati pagati poco perché erano in cattive condizioni, tanti hanno pensato di rivendere per ricavare denaro. Qui chiaramente scatta lo stop e le conseguenze. Se è lecito vendere, perché l’immobile è proprio e non ci sono vincoli, è chiaro che lo Stato che ha pagato per quel beneficio e per dare un’opportunità al cittadino chieda un contributo economico di ritorno.
Quindi la legge stabilisce che se si vende l’immobile su cui si è applicato il Superbonus e lo si fa entro 10 anni, allora viene applicata la tassa sulla plusvalenza quindi sul ricavato aggiuntivo ovvero su quella cifra in più che si è ottenuta proprio grazie al rinnovamento dell’immobile. Anche oggi che il Superbonus è passato dal 110 al 70% la regola vale comunque, ci sono limiti che vanno rispettati.
Ci sono comunque delle eccezioni, non vengono tassate infatti laddove l’acquisto sia relativo a una successione. Ci sono in realtà alcuni esoneri ma in linea generale il principio è quello di evitare la speculazione quindi di permettere a tutti di fare i lavori, soprattutto per migliorare l’impatto energetico e ambientale, ma farlo nella consapevolezza che la casa va utilizzata per fini abitativi personali e non altro.
Oltre alla plusvalenza bisogna calcolare l’imposta sostitutiva del 26% o le aliquote progressive dell’IPREF, che sono comunque meno convenienti. In questo caso è il contribuente che può scegliere come procedere.