Se l’erba del vicino è sempre più verde, è pur vero che la sua spazzatura ha un odore ancora più cattivo e nauseabondo. Come risolvere?
Vivere con i cassonetti dei rifiuti posizionati troppo vicini alla propria abitazione può trasformarsi in un vero incubo. Oltre a peggiorare la qualità della vita, questa situazione può danneggiare l’igiene dell’ambiente e ridurre il valore degli immobili circostanti. Fortunatamente, la legge offre strumenti per proteggersi e ottenere un risarcimento per i disagi subiti.
Questa tutela legale è fondamentale per garantire una qualità della vita adeguata e per proteggere il valore della vostra casa. Non esitate a far valere i vostri diritti se vi trovate in una situazione simile.
La Legge che protegge dai cattivi odori: l’articolo 844 del Codice Civile
L’articolo 844 del Codice civile stabilisce che immissioni di rumori, odori o fumi che superino la normale tollerabilità non sono ammesse. Ma cosa si intende per “normale tollerabilità“? Non esiste una definizione rigida: è il giudice a valutare caso per caso, tenendo conto delle circostanze specifiche e delle prove presentate. Per esempio, se un cittadino dimostra che i cattivi odori provenienti dai cassonetti lo costringono a tenere le finestre chiuse in modo permanente, potrebbe avere diritto a un risarcimento.
Le norme sulla gestione dei rifiuti urbani prevedono distanze minime tra i cassonetti e le abitazioni per limitare i disagi. In particolare, i cassonetti non devono essere collocati a meno di cinque metri da ingressi, finestre al piano terra, seminterrati o accessi a esercizi commerciali. Questo vincolo serve a ridurre l’impatto negativo della presenza dei rifiuti sulla vita quotidiana dei residenti.
Se i cassonetti sono posizionati a una distanza inferiore a quella prevista dalla legge, i residenti hanno il diritto di richiedere il loro spostamento. La prima azione consigliata è rivolgersi all’amministratore di condominio o direttamente alla società responsabile della raccolta dei rifiuti. Se queste richieste non vengono soddisfatte, è possibile intraprendere un’azione legale.
In tribunale, oltre a chiedere lo spostamento dei cassonetti, si può domandare un risarcimento per i danni morali subiti. Questo risarcimento può essere riconosciuto se si dimostra che la presenza dei cassonetti ha influito negativamente sulla qualità della vita del richiedente. La giurisprudenza sta infatti cominciando a riconoscere l’importanza dei danni psichici derivanti da situazioni di disagio ambientale.
Un caso rilevante in questo ambito è rappresentato dalla sentenza n. 227/24 emessa dal Tribunale di Livorno nel febbraio 2024. Il tribunale ha riconosciuto il diritto al risarcimento per danni transitori alla salute, in particolare di natura psichica, a un cittadino che aveva subito disagi a causa della vicinanza dei cassonetti alla sua abitazione. Inoltre, il giudice ha ordinato lo spostamento dei cassonetti a una distanza regolamentare, confermando l’importanza di rispettare le norme per evitare simili problematiche.