Prende sempre più forma il diritto alla riparazione degli elettrodomestici voluto dall’UE; ma la beffa più grande è che molti robot non rientrano nella normativa.
A Maggio scorso il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva sul cosiddetto diritto alla riparazione degli elettrodomestici. Dopo il passaggio in Consiglio, la legge è stata definitivamente approvata ed è entrata in vigora. Ora i le imprese hanno 2 anni di tempo per adeguarsi alle disposizioni che in teoria dovrebbero essere molto a vantaggio dei consumatori.
Obiettivo della direttiva è quello di incentivare quanto più possibile le riparazioni di piccoli e grandi elettrodomestici; questo rappresenta economicamente parlando un indubbio vantaggio per i consumatori -anche se le istituzioni non hanno potuto fissare dei limiti di spesa e i costi sono sempre da valutare. Ma il principale intento dell’UE è quello di ridurre il più possibile questi rifiuti speciali.
Ogni anno, i cittadini UE perdono 12 miliardi di euro per acquistare nuovi elettrodomestici invece che ripararli, mentre lo smaltimento genera 35 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno, di cui 5 milioni solo dall’Italia. Il punto della direttiva però e che, secondo gli esperti, è davvero poco attuabile; restano infatti esclusi il 96% degli elettrodomestici.
Entrata in vigore a Luglio, la direttiva prevede in soldoni l’obbligo da parte del fabbricante di riparare l’elettrodomestico a costi accettabili ma entro termini temporali ragionevoli; la possibilità per il consumatore di accedere facilmente ai pezzi di ricambio. Una vera vittoria per tutti, per consumatori imprese e soprattutto l’ambiente, se non fosse che probabilmente stiamo parlando di una vittoria su carta.
Stando sempre alla direttiva il diritto alla riparazione comprende una quantità estremamente diversificata di elettrodomestici; dalle lavatrici ai computer passando per lavastoviglie, smartphone e televisioni. Tuttavia, stando all’ultimo report rilasciato da Open Repair Alliance circa il 96% dei prodotti non ha alcun diritto alla riparazione garantito.
Il riferimento è agli eventi di riparazione che si tengono in diverse città europee e nel mondo; un’analisi che ha riguardato oltre 208mila tentativi di riparazione di articoli elettronici ed elettrici provenienti da circa 19mila eventi.
Come denuncia l’associazione, l’elettrodomestico la cui riparazione è più richiesta è l’aspirapolvere che però non è coperto dalla direttiva, tanto per fare un esempio. A questo si aggiunge il fatto che stando alle attuali bozze di regolamentazione i pezzi di ricambio possono essere messi a disposizione entro i 5 anni dal ritiro dal mercato del modello, ma i consumatori mantengono lo stesso aspirapolvere per più tempo.
Insomma, allo stato attuale riparare risulta quasi impossibile per mancanza di pezzi di ricambio e anche per la spesa economica, senza contare che il design degli elettrodomestici gioca un ruolo fondamentale -spesso per aprirli si finisce per danneggiarle l’involucro esterno. La speranza è che da qui ai prossimi due anni le imprese riescano davvero a trovare la quadra.