La domanda di mutuo deve essere proporzionata al valore della casa da acquistare. In caso contrario scatta l’accertamento fiscale.
Le famiglie che hanno richiesto un mutuo alla banca per comprare casa rischiano i controlli dell’Agenzia delle Entrate. Basta un piccolo errore per far scattare un accertamento, lo ha stabilito una sentenza della Cassazione.
Acquistare casa senza la concessione di un mutuo da parte della banca è quasi impossibile per tanti cittadini. La liquidità a disposizione a mala pena è sufficiente per coprire le spese notarili, le imposte, il 20% del valore della casa (gli istituti concedono un finanziamento solo per l’80% del valore), figuriamoci saldare l’intero costo dell’immobile.
L’unica strada percorribile da molti, dunque, è la richiesta di mutuo e non è detto che la banca accordi il finanziamento. Prima di decidere valuterà con attenzione l’affidabilità creditizia del possibile cliente, chiederà le ultime buste paga o altre garanzie se non si è lavoratori dipendenti a tempo indeterminato. Insomma, l’iter potrebbe essere anche piuttosto lungo (qui presentiamo alcune scappatoie utili alle famiglie). Quando alla fine si otterrà la risposta con esito positivo si potrà gioire. Attenzione, c’è un aspetto da valutare molto attentamente che potrebbe togliere il sorriso a tante famiglie.
Rapporto mutuo/valore casa: in questo caso si rischiano accertamenti fiscali
La Cassazione in una recente sentenza ho sottolineato come gli accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate quando il mutuo risulta di importo superiore rispetto al costo di acquisto della casa siano legittimi. Se l’immobile costa meno del mutuo le conseguenze potrebbero essere piuttosto gravi e scatenare controlli e contestazioni dal Fisco. La sentenza di riferimento è la numero 18866 del 10 luglio 2024.
Il caso sottoposto alla Cassazione riguardava il ricorso presentato da una socia accomandante di una società immobiliare avente come oggetto la contestazione di un avviso di accertamento legato ad un controllo fiscale nei confronti della società. Il Fisco ha riscontrato una discrepanza tra le dichiarazioni del rappresentante legale e le commissioni percepite dall’agenzia immobiliare più una differenza concreta tra importo del mutuo e costo della casa.
La cassazione ha stabilito che l’erogazione ai sottoscrittori del mutuo di un importo maggiore rispetto al prezzo indicato nell’atto pubblico di compravendita giustifica da solo la rettifica dei corrispettivi dichiarati. L’accertamento è legittimo anche solo individuando una incongruenza tra importo di vendita e del mutuo perché non costituisce una violazione delle norme sull’onere della prova. Inoltre i controlli sono in linea con le normative sul limite massimo di finanziabilità. I finanziamenti non possono essere superiori all’80% del valore dell’immobile a parte eccezioni che coprono il 100% del valore. Non di più.