Estate, sinonimo di vacanze e relax per molti, si trasforma a volte in un incubo per chi cerca pace e tranquillità.
È quanto accaduto a una coppia di giovani lombardi che avevano scelto una località sulla riviera ligure come meta delle loro vacanze estive, trovandosi invece a fare i conti con il rumore incessante degli spettacoli estivi organizzati dal Comune.
La vicenda ha raggiunto un punto di svolta quando la Corte di Cassazione, con ordinanza n. 18676 del 9 luglio 2024, ha condannato il Comune al risarcimento dei danni per vacanze rovinate. Il principio stabilito è chiaro: i villeggianti proprietari di seconde case disturbati dagli eventi estivi hanno diritto al risarcimento se il rumore notturno supera i limiti di tollerabilità. Questa decisione pone un importante precedente sul fatto che la tollerabilità del rumore deve essere valutata caso per caso, andando oltre i livelli massimi consentiti dai regolamenti comunali.
Il risarcimento stabilito
Nel dettaglio della vicenda ligure, il Comune è stato obbligato a versare 3.000 euro alla coppia lombarda come compensazione per non aver potuto godere dell’appartamento destinato a residenza estiva. La sentenza ha riconosciuto che il livello del risarcimento fissato in primo grado (1.000 euro) fosse insufficiente considerando l’inutilizzabilità dell’immobile durante l’estate.
Contrariamente alle argomentazioni presentate dal Comune, la consulenza tecnica d’ufficio ha evidenziato che non si possono applicare semplicisticamente i limiti previsti dalla normativa sulle attività produttive ai casi di disturbo sonoro causati da eventi pubblici. La valutazione deve tenere conto del contesto specifico e delle abitudini degli abitanti della zona.
Il Tribunale di Rimini aveva già affrontato una tematica simile con la sentenza n. 302 del 20 marzo 2017, stabilendo che le amministrazioni comunali hanno l’obbligo di garantire il rispetto dei limiti in materia di inquinamento acustico anche quando gli eventi sono organizzati da terzi. Questa responsabilità comprende sia azioni dirette sia mancanze nella vigilanza adeguata sulle immissioni sonore denunciate.
Un altro aspetto rilevante emerge dalla sentenza n. 14209 della Corte di Cassazione del 23 maggio 2023: il Comune può essere chiamato a rispondere dei rumori intollerabili provenienti dalle strade dopo la chiusura dei locali notturni. Ciò implica un ampliamento delle responsabilità dell’amministrazione comunale nel controllo dell’inquinamento acustico e nella tutela dei diritti dei cittadini alla salute e alla vita familiare.
Queste decisione giuridiche sottolineano come sia essenziale trovare un equilibrio tra lo sviluppo delle attività pubbliche e culturalmente significative durante i mesi estivi e la tutela dei diritti individuali a quiete ed al riposo degli abitanti o villeggianti nelle zone interessate da tali manifestazioni.