Si sta discutendo sulla ristrutturazione obbligatoria delle case da 50.000 euro. Quanto stabilito finora potrebbe essere rivisto.
La direttiva Case Green, che mira a migliorare l’efficienza energetica degli edifici, sta suscitando un dibattito in Europa e potrebbe avere un impatto sulle prossime elezioni europee. Il Parlamento europeo sta valutando se votarla nella sua attuale forma, poiché ci sono diversi punti critici che sollevano legittime preoccupazioni.
Ad esempio, bloccare le vendite o gli affitti sugli immobili con classe energetica inferiore a D è oggetto di critiche, poiché entro il 2033 ogni abitazione deve raggiungere la classe D almeno, un vero problema per gli edifici storici. Il 70% delle residenze in Italia si trova nella categoria D per quanto riguarda la prestazione energetica. Ciò potrebbe portare, entro il 2033, a un eccesso di edifici inutilizzabili, che colpirebbe oltre 12 milioni di edifici appartenenti a famiglie a basso reddito. Questo è un problema per il nostro Paese, dove parecchie abitazioni appartengono alle famiglie e le spese elevate per l’efficientamento energetico ricadrebbero su di loro.
La Commissione Europea ha di recente avviato colloqui al fine di rivalutare la direttiva Case Green. L’obiettivo primario è quello di raggiungere un equilibrio tra le preoccupazioni economiche dei vari Paesi UE e gli obiettivi di sostenibilità.
Tuttavia, vi è una preoccupazione diffusa sulla possibilità di varare parametri più rigorosi per la definizione a zero emissioni dei fabbricati, il che potrebbe ulteriormente complicare la situazione. La fiscalità rappresenta un ulteriore aspetto problematico di questa Direttiva. Sebbene siano stati menzionati fondi e incentivi fiscali, la Direttiva si limita a fornire dichiarazioni di principio su tali argomenti.
Inoltre, l’utilizzo delle caldaie, sistemi ibridi compresi, e il pacchetto delle deroghe e delle eccezioni per gli stati UE costituiscono questioni poco chiare. Immaginiamo che l’Unione Europea decida di non toccare la direttiva Case Green. Questo potrebbe mettere l’Italia nella situazione di dover tirare fuori svariati miliardi di euro per pianificare un Piano Case nei prossimi dieci anni.
E non è che sia facile ristrutturare edifici storici, figuriamoci quelli più nuovi che devono essere sistemati entro il 2027. Per far fronte a questo problema, il Superbonus andrebbe riformato in modo da permettere la cessione del credito e coprire tutto al 100% per i condomini popolari e le famiglie con disponibilità economica limitata.
E poi, andrebbe anche semplificato e dovrebbe offrire nuove detrazioni per assicurarsi che i cittadini non si trovino a pagare parecchi soldi per le ristrutturazioni, senza che la loro casa perda valore. La direttiva sugli edifici rappresenta solo lo 0,06% delle emissioni mondiali di CO2, e l’Europa solo il 7,8% di queste emissioni. È necessario ripensare l’approccio, concentrarsi su modalità più circostanziate, priorità per gli edifici più urgenti e costi effettivi. Inoltre, si sta suggerendo di spostare l’obiettivo al 2050 anziché al 2030-2033.