Oggi è più facile affrontare la ristrutturazione completa del bagno senza CILA: ecco le nuove direttive per non incorrere in sanzioni.
La CILA è la comunicazione di inizio lavori asseverata, un documento indispensabile per tutte le modifiche strutturali agli immobili. Tale comunicazione deve essere firmata da un professionista abilitato e va poi presentata al Comune. Ci vuole insomma un geometra, un architetto o un ingegnere. Senza la sua firma sul documento, è impossibile mettersi in regola. La firma del professionista è una garanzia attraverso cui si dichiara che l’opera rispetta il regolamento edilizio comunale e tutte le normative vigenti in materia sismica ed energetica. Sta poi ai tecnici del Comune analizzare il documento e capire se è completo e veritiero.
Di norma, gli interventi di manutenzione ordinaria in bagno non richiedono alcun titolo abilitativo o permesso. Non occorre in pratica presentare alcuna comunicazione esterna o depositare documenti al Comune, e non c’è nemmeno bisogno di ottenere un permesso speciale, salvo rari casi. Alcuni Comuni, infatti, potrebbero richiedere la compilazione del CIL, un modulo rintracciabile sul sito istituzionale dell’amministrazione locale, da compilare in autonomia. Una sorta di autocertificazione, da redigere senza bisogno di un tecnico e senza attendere un’autorizzazione.
I bagni sono stanze diverse da tutte le altre: devono rispettare requisiti minimi in termini di ampiezza, illuminazione e aerazione. In questo senso, in caso di lavori più impegnativi come opere di manutenzione straordinaria e ristrutturazioni invasive, c’è bisogno della CILA, con planimetrie e prospetti. Da un po’ di anni, dopo la riforma voluta dal Governo Renzi, è sufficiente depositare un documento chiamato SCIA (la segnalazione certificata di inizio attività): non si deve quindi più attendere che i tecnici del Comune la analizzino la richiesta di intervento e la autorizzino.
Così si può completare la ristrutturazione del bagno anche senza CILA
Le cose sono cambiate di nuovo con la legge Salva Casa introdotta dal Governo Meloni su iniziativa del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini. Con le nuove regole della sanatoria edilizia è possibile ristrutturare il bagno senza presentare una CILA. Ciò è possibile se i lavori rientrano nella manutenzione ordinaria ma anche se comportano interventi un po’ più invasivi del normale. Si procede senza CILA per la sostituzione dei sanitari, per il rifacimento della pavimentazione e dei rivestimenti e per la riparazione o sostituzione degli impianti idraulici (laddove però non siano apportate modifiche sostanziali).
Quando i lavori prevedono modifiche strutturali o lavori impiantistici più invasivi (come lo spostamento di pareti o il rifacimento completo degli impianti) sarà comunque necessario presentare una CILA. In pratica, se la ristrutturazione del bagno non comporta lo spostamento di muri e grosse modifiche ai tubi, non dovrebbero esserci problemi. Rispetto al passato vige però una nuova regola: quella del silenzio assenso: se si presenta una CILA, il Comune ha un termine massimo per esaminare la pratica. Se non arrivano obiezioni entro trenta giorni, si può procedere con i lavori grazie alla nuova fattispecie introdotta dal Salva Casa.
Nulla cambia invece per la manutenzione ordinaria, che comprende in genere tutti gli interventi di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelli necessari a mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti. Con il Salva Casa sarà poi più facile sanare le irregolarità. La sanzione pecuniaria da pagare sarà pari al doppio dell’aumento del valore venale dell’immobile dopo la realizzazione degli interventi (si parte da circa 1.000 euro fino a 31.000).