Novità importanti sul tema del cambio di destinazione d’uso e, in particolare, del recupero dei sottotetti: arriva la sentenza del TAR.
Con il Salva-Casa, promosso dal Governo Meloni su iniziativa del ministro dei trasporti e delle infrastrutture Matteo Salvini, sono arrivate alcune nuove, importantissime disposizioni nel Testo Unico Edilizia. E sono in pratica mutate le tolleranze costruttive e molte procedure di sanatoria.
Il programma Salva Casa, convertito da decreto legislativo nella legge 105/2024, punta a facilitare il recupero dei sottotetti a fini abitativi. Lo fa con deroghe alle distanze minime e nuove altezze massime. Il fine è quello di incentivare l’uso di spazio inutilizzati o finora sfruttati solo come depositi. Ma tali disposizioni sono subito state criticate.
Innanzitutto, si è diffusa preoccupazione sulla possibilità di considerare come luoghi vivibili mansarde e sottotetti senza opportuna ventilazione e con altezza incompatibile con il benessere abitativo. Inoltre c’è chi sostiene che i compiti richiesti ai tecnici (chiamati a verificare e a giustificare i lavori di risanamento e a eliminare possibili limitazioni ai diritti di terzi) siano eccessivi e irragionevoli.
Non è tutto: i professionisti del settore hanno lasciato intendere che, nonostante l’intento dichiarato di semplificare la procedura di regolarizzazione, il Salva Casa non sembri in grado di risolvere il problema. A monte sarebbero ancora presenti troppe questioni irrisolte.
Per il Salva-Casa è per esempio possibile recuperare i sottotetti anche se l’intervento non rispetta le distanze minime tra gli edifici e dai confini, a condizione che siano rispettati i limiti di distanza vigenti all’epoca della realizzazione dell’edificio. Per far ciò è tuttavia fondamentale ottenere le autorizzazioni adeguate e rispettare le normative urbanistiche regionali, locali e nazionali. Altrimenti si rischiano gravi sanzioni e problemi legali.
Gli interventi per il recupero dei sottotetti, se non conformi alle autorizzazioni edilizie vigenti, possono dunque comportare sanzioni severe, nonostante le modifiche recenti al Testo Unico Edilizia. Lo conferma la recente sentenza del Consiglio di Stato del 19 agosto 2024, n. 7168. Siamo di fronte a un lampante esempio di come tali interventi possano essere contestati.
Nel caso specifico, una proprietaria aveva trasformato un sottotetto non abitabile in un appartamento abitabile senza le necessarie autorizzazioni, e il Comune ha ordinato la demolizione delle parti abusive. Tale sentenza mette in chiaro che bisogna fare massima attenzione a tutti i vincoli non contemplati dal Salva-Casa. Il lavoro contestato nella sentenza aveva portato a un incremento della cubatura e della superficie utile dell’immobile. E così è scattato l’abuso edilizio.