Per installare i condizionatori serve il permesso del condominio? Le nuove problematiche regole della Cassazione

Chi vive in condominio può installare liberamente i condizionatori o ha bisogno di un permesso? La Cassazione parla chiaro.

Le estati sono ormai diventate sempre più torride, soprattutto in città, per questo può essere difficile riuscire a gestire le giornate se non si è dotati di sistemi che possono permettere di dare refrigerio. Quando le temperature sono elevate e l’afa si fa sentire in modo opprimente, il ventilatore potrebbe però non bastare, per questo la soluzione migliore può esser data all’installazione dei condizionatori.

Si tratta di un passo che può essere costoso, ma a volte si preferisce fare qualche sacrificio in più pur di stare bene. In genere si preferisce mettere più apparecchi nell’abitazione, soprattutto nei locali in cui si resta più a lungo, così da avere la garanzia di stare meglio, anche se c’è chi teme che vivere in un condominio possa rendere difficile portare avanti questa pratica.

Come fare per installare i condizionatori in condominio

L’opinione che molti hanno sulla vita in condominio può essere diversa, c’è chi ama l’idea di avere dei vicini con cui condividere anche momenti del proprio tempo libero, chi invece teme di andare incontro a scontri a causa anche di motivi futili, oltre a ritenere di non essere libero come vorrebbe quando si tratta di decidere qualcosa da fare nel proprio appartamento.

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Fare a meno del condizionatore in casa è diventato difficile – Foto: Designmag.it

Ma ci sono davvero delle limitazioni che non consentono di agire come si vorrebbe? Certamente in ogni realtà, c’è un regolamento condominiale da rispettare, anche se non tutti sanno se questo possa valere anche per i lavori che si possono voler fare all’interno delle proprie mura domestiche, come accade quando si decide di installare i condizionatori, apparecchi di cui in pochi possono oggi fare a meno.

A chiarire ogni dubbio a riguardo ci ha pensato la Cassazione, con la sentenza n. 17975/2024, destinata quindi a fare Giurisprudenza e da tenere come riferimento qualora dovessero sorgere diatribe con il vicinato. Ogni residente del condominio, secondo gli Ermellini, ha la possibilità di procedere liberamente con l’installazione, a patto che non si alteri l’estetica dell’edificio, come precisato dall’articolo 102 del Codice Civile.

Ogni proprietario ha infatti la possibilità, questo è il principio base da considerare, di utilizzare le parti comuni a patto di non alterarne la destinazione e non impedire agli altri condomini il pari uso della stessa area. Insomma, una sorta di concetto di cui si sente parlare spesso, ovvero “la mia libertà finisce dove inizia quella degli altri”.

Non solo quindi non ci si devono porre particolari problemi quando si ha in mente di agire in questo modo, ma non è nemmeno necessaria, secondo la Suprema Corte, un’autorizzazione del condominio. Questa può essere richiesta solo se si verifica un interesse contrapposto degli altri condomini nell’uso delle parti comuni. Si potrebbe arrivare a chiedere la rimozione degli apparecchi solo se questi dovessero risultare troppo ingombranti e danneggiare l’estetica del palazzo. In quel caso è l’amministratore a poter procedere, senza il mandato dell’assemblea.

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