Questo intervento si inserisce in un quadro normativo sempre più rigido, volto a tutelare la trasparenza delle operazioni immobiliari.
L’acquisto della prima casa è considerato uno dei momenti più importanti per molte persone, sia a livello personale che finanziario. Negli anni, il Bonus Prima Casa ha rappresentato un’opportunità per ridurre il carico fiscale legato a questa operazione, permettendo a chi acquista la propria abitazione principale di beneficiare di agevolazioni significative. Oggi, però, sempre più persone lamentano difficoltà nell’accedere a questa importante misura di sostegno.
Il quadro normativo che regola l’accesso a queste agevolazioni, in effetti, non è sempre di facile interpretazione. Negli ultimi anni, sono emerse diverse controversie riguardo ai criteri e alle modalità di applicazione del Bonus Prima Casa, soprattutto in relazione a operazioni immobiliari complesse. Alcuni contribuenti hanno tentato di sfruttare determinate strategie per ottenere più volte il beneficio, utilizzando strumenti giuridici formalmente legittimi ma con finalità elusive. Della questione si è quindi occupata di recente la Corte di Cassazione, che ha chiarito i limiti entro cui è possibile usufruire del Bonus Prima Casa.
Corte di Cassazione: nuovi vincoli per il Bonus Prima Casa
La Corte di Cassazione ha recentemente bloccato l’accesso al Bonus Prima Casa in caso di trasferimenti immobiliari a un mandatario. Nella sentenza n. 20673 del 25 luglio 2024, i giudici hanno stabilito che operazioni volte a ottenere vantaggi fiscali indebiti, anche se formalmente legittime, costituiscono un abuso del diritto. Questa decisione introduce un nuovo limite all’uso di strumenti giuridici come il mandato senza rappresentanza nel contesto delle compravendite immobiliari.
Il caso specifico analizzato dalla Cassazione riguarda una contribuente che, dopo aver acquistato una casa con le agevolazioni Prima Casa, trasferisce l’immobile al fratello tramite un mandato senza rappresentanza. L’operazione, pur formalmente corretta, ha attirato l’attenzione delle autorità fiscali per la sua tempistica sospetta. Due giorni dopo il trasferimento, la contribuente ha acquistato una nuova abitazione, richiedendo nuovamente il Bonus Prima Casa.
La Corte ha confermato la legittimità della revoca delle agevolazioni da parte dell’ufficio territoriale, che ha ritenuto l’operazione volta a ottenere un indebito vantaggio fiscale. L’abuso del diritto, disciplinato dall’articolo 10-bis della legge n. 212/2000, si verifica quando un’operazione è strutturata in modo da aggirare la normativa fiscale, pur rispettandone formalmente i requisiti. Nel caso esaminato, il trasferimento al mandatario era considerato privo di sostanza economica reale, finalizzato esclusivamente a eludere le imposte.
La Cassazione ha paragonato il trasferimento immobiliare a un trust, in cui la proprietà formale del bene non coincide con quella sostanziale. Di conseguenza, il trasferimento temporaneo a un mandatario non può essere utilizzato per liberarsi dalla titolarità del bene, rendendo illegittima la richiesta di nuove agevolazioni fiscali.