Mazzata sugli affitti: se il contratto non è perfettamente regolare rischia molto anche l’inquilino

La mancata registrazione dei contratti di affitto comporta rischi significativi e sanzioni pesanti per tutte le persone coinvolte.

Ogni anno milioni di persone che stipulano contratti di affitto per case, appartamenti e locali commerciali. Nonostante le istituzioni abbiano più volte ribadito l’importanza di seguire le normative vigenti, in questo ambito continua a verificarsi una pratica illegale e rischiosa che molti scelgono di adottare: l’affitto in nero. Questo tipo di accordo, seppur apparentemente conveniente per entrambe le parti, nasconde insidie che possono trasformarsi in veri e propri incubi legali e finanziari.

La registrazione dei contratti di locazione presso l’Agenzia delle Entrate è un obbligo che serve a tutelare sia il locatore che il locatario, garantendo la trasparenza e il rispetto delle leggi fiscali. Nonostante ciò, in molti casi si preferisce evitare questo passaggio per risparmiare su imposte e tasse, ma le conseguenze di questa scelta possono essere molto gravi, come recentemente spiegato dalla redazione del portale di esperti di legge “Lexplain”.

Rischi dell’affitto in nero per inquilini e proprietari

L’affitto in nero, ossia la locazione di un immobile senza la regolare registrazione del contratto presso l’Agenzia delle Entrate, è una pratica di evasione fiscale. In questa situazione, infatti, il proprietario evita il pagamento delle imposte di registro e sui redditi, mentre l’inquilino può ottenere un canone di affitto inferiore.

cosa succede agli inquilini se l'affitto è in nero
L’inquilino senza un contratto registrato non può far valere i propri diritti in tribunale – designmag.it

Esistono due principali tipologie di affitto in nero: parziale e totale. Nel caso di affitto parziale, il proprietario dichiara un importo inferiore rispetto a quello realmente percepito, riducendo così le imposte dovute. Nell’affitto totale, il contratto non viene registrato affatto, eludendo completamente le tasse.

Nell’immaginario comune, a correre la maggior parte dei rischi è il proprietario della casa. Innanzitutto, un contratto non registrato è considerato nullo, impedendo di fatto al proprietario di avviare procedure di sfratto per morosità o di richiedere il pagamento di canoni arretrati tramite un decreto ingiuntivo. Inoltre, in caso di controlli fiscali, il proprietario può incorrere in sanzioni salate: se non ha dichiarato il reddito di locazione, la sanzione varia dal 60% al 120% dell’imposta evasa; se ha dichiarato un importo inferiore, la sanzione oscilla tra il 90% e il 180%.

Questo però non significa che l’inquilino sia esente da ogni problema. Allo stesso modo, l’inquilino non può far valere i propri diritti in tribunale e rischia di essere chiamato a rispondere solidalmente dell’evasione fiscale, dovendo provvedere alla regolare registrazione del contratto assieme al proprietario. Inoltre, anche l’inquilino può essere oggetto di una cartella esattoriale che impone il pagamento delle somme non versate, con la possibilità di subire il pignoramento dei propri beni.

In ogni caso, è possibile regolarizzare un affitto in nero tramite la registrazione tardiva del contratto, noto come “ravvedimento operoso”. Le sanzioni variano in base al ritardo: entro 30 giorni, la sanzione è del 6%; entro 90 giorni, del 12%; entro un anno, del 15%; oltre un anno, del 17,14%; e dopo due anni, del 20%.

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