L’orto verticale fatto con cassette e cinghie: l’idea che piace ai designer - designmag.it
Noi di DesignMag ce lo chiediamo spesso: come cambia il modo di vivere gli spazi, soprattutto quando sono piccoli? L’orto urbano è ormai un must, ma non tutti hanno giardini o terrazze enormi. Allora che si fa? Si guarda in alto. Sì, proprio così. L’orto diventa verticale, si appende, si lega, si costruisce con quello che c’è. E funziona pure bene.
Le cassette e le cinghie sono entrate nel radar di tanti designer. Perché? Sono leggere, versatili, si trovano ovunque e costano poco. Frutta, vino, plastica alimentare: tutto si può riutilizzare. Le cinghie tengono tutto in piedi, o meglio in verticale, trasformando balconi minuscoli e pareti dimenticate in spazi vivi. Il risultato è pratico, ma anche bello da vedere. Hanno quel fascino misto tra grezzo e ingegnoso che a molti piace. Anche ai designer!
Quando si parla di orto verticale con cassette e cinghie, la prima cosa che viene in mente è: dove lo metto? La risposta è quasi ovunque. L’importante è avere un punto d’appoggio solido, tipo una parete esterna, una ringhiera, una rastrelliera da balcone. Le cassette, tutte della stessa misura, meglio se resistenti e leggere, possono essere in legno grezzo o in plastica rigida. Noi abbiamo visto cassette in plastica alimentare su Amazon oppure in legno naturale dal ferramenta. L’importante è che abbiano una base forabile e che reggano il peso una volta riempite.
Per tenerle su, servono le cinghie. Quelle da valigia vanno bene se robuste, ma meglio ancora le cinghie da ferramenta con fibbia regolabile, che si trovano su Leroy Merlin o Amazon. Vanno fatte passare attraverso o intorno alle cassette e poi fissate in verticale, lasciando almeno 25–30 cm tra una e l’altra, così le piante hanno spazio per crescere e l’acqua può scendere senza problemi.
Dentro le cassette va messo un tessuto traspirante, come il geotessile, che trattiene il terriccio ma lascia passare l’acqua. Poi serve uno strato di argilla espansa per drenare, poi il terriccio e infine piantine o semi. Le aromatiche vanno forte: basilico, rosmarino, prezzemolo, ma anche fragole, insalata, calendule. E se ti chiedi come innaffiare, all’inizio va benissimo l’annaffiatoio, poi puoi pensare a un tubo a goccia.
Dietro a queste cassette legate con cinghie non c’è solo il fai-da-te del sabato mattina. C’è anche un certo modo di pensare il design, che parte dal basso, che usa quello che c’è e lo trasforma. Prendiamo Piet Hein Eek, per esempio. Lui è uno di quei designer che non ti disegna il mobile lucido da copertina, ma ti mette davanti pezzi di recupero, li assembla con un’estetica un po’ rude. In diversi suoi allestimenti compaiono strutture verticali, spesso costruite con materiali trovati, che ricordano molto gli orti verticali con cassette.
Poi c’è lo Studio Segers, belga, meno conosciuto forse, ma molto interessante. Il loro approccio è più tecnico, più ordinato, ma sempre radicato nella modularità e nella semplicità. Hanno lavorato su sistemi componibili di pareti verdi che si possono adattare all’ambiente urbano.
E poi c’è Matali Crasset. Lei ha un modo di fare design che è tutto tranne che convenzionale. Colori forti, forme strane, ma sempre con un’anima funzionale. In diverse sue installazioni urbane, ha usato materiali poveri – cassette, bidoni, strutture in metallo – per creare ambienti che non solo ospitano piante, ma invitano le persone a fermarsi, interagire, prendersene cura.
Anche IKEA ci ha messo lo zampino, in modo più discreto. Nei progetti del blog “Livet Hemma” si vedono spesso pareti verdi costruite con elementi comuni: cassette della frutta, cinture, scaffali. Non c’è l’intenzione di venderti un prodotto finito, ma di darti un’idea semplice che puoi copiare con quello che hai in casa.
Infine ci sono i progetti collettivi, quelli che non hanno un nome famoso ma che lasciano il segno. Come Green Guerillas, che negli anni ’70 ha iniziato a piantare nei vuoti urbani di New York, e che oggi ispira gruppi in tutto il mondo. Oppure OpenStructures, un progetto open-source che mette a disposizione moduli di design condivisibili, adattabili, riutilizzabili. E a volte basta una cassetta appesa per raccontare tutto questo.