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Normative

L’affitto lo paga lo Stato ma solo ai dipendenti pubblici: come funziona

Molti non lo sanno, ma ci sono delle situazioni in cui è lo Stato a pagare l’affitto. Si tratta di una prerogativa dei dipendenti pubblici.

Le spese che si devono sostenere per la casa sono davvero molteplici, solo per quanto riguarda la gestione, ma a queste si devono aggiungere quelle previste per mutuo o affitto. Il sogno di molti è quello di poter comprare un’abitazione in cui vivere stabilmente, anche se si tratta di una circostanza sempre più rara, visto che il mutuo viene concesso dalle banche quasi esclusivamente a chi ha un contratto a tempo indeterminato.

I canoni di locazione, soprattutto nelle grandi città, sono però tutt’altro che bassi, per questo sono tantissime le persone costrette a fare grossi sacrifici pur di essere in regola. Anzi, spesso diventa necessario ridimensionare le proprie aspettative a prendere qualcosa dalle dimensioni ridotte. Non è detto però che questo debba avvenire sempre, in alcuni casi può essere addirittura lo Stato a prendersi carico del costo previsto.

Lo Stato può pagare l’affitto: ecco quando e come

Sapere di non doversi fare carico della spesa da sostenere per l’affitto non può che essere una manna dal cielo per molti. Nella maggior parte dei casi, però, a meno che non si abbia una famiglia alle spalle disposta a sostenere quanto previsto, è necessario mettersi il cuore in pace e pagare.

Fortunatamente non è sempre così. Se davvero le istituzioni riuscissero a essere presenti in modo concreto e a occuparsi della questione, tanti potrebbero trarne beneficio. Questa è stata la proposta lanciata dall’Unione Sindacale di base che segue i dipendenti della pubblica amministrazione, convinta che sia necessario muoversi per aiutare i cittadini in difficoltà. A suo dire, sarebbe fondamentale che lo Stato potesse gestire i costi per tutti gli assunti nella pubblica amministrazione.

Ottenere un sostegno dalle istituzioni per la casa può essere provvidenziale – Foto: Designmag.it

Chi è riuscito a ottenere un posto nel settore si è infatti spesso trovato a dare le dimissioni a causa di quanto richiesto per la locazione di un appartamento anche di piccole dimensioni, per questo non è più possibile stare a guardare.

Il sindacato ha lanciato l’allarme, mettendo in evidenza come gli stipendi siano troppo bassi per sostenere il costo della vita attuale, troppo spesso non sono nemmeno sufficienti per rispettare quanto richiesto per l’affitto, in modo particolare al Centro-Nord della nostra Penisola.

Quale può essere la soluzione per uscire dall’impasse? Gli enti che operano a difesa dei lavoratori  hanno proposto una soluzione che può essere provvidenziale: reperire quanto necessario dal Fondo Credito. Questo è una ritenuta assistenziale dello 0,35%, applicata sugli stipendi di tutti i pubblici dipendenti ed è pensato per avere diritto a cessioni INPS, mutui INPS, piccole prestiti INPS e altre prestazioni legate all’ente di previdenza. L’obiettivo sarebbe quello di sfruttarlo per una tempistica minima di cinque anni a favore dei neoassunti per sostenere le spese di affitto.

Non si sa se davvero l’appello possa essere ascoltato, certamente è improponibile pagare una cifra che si aggira intorno agli 800-900 euro al mese, come capita nella maggior parte dei casi, a fronte di uno stipendio che raramente supera i 1.500 euro al mese. Fare qualcosa di tangibile, ma soprattutto in modo tempestivo, per risolvere è più che mai indispensabile.

Ilaria Macchi

Nata il 4 ottobre 1982 sotto il segno della Bilancia e, come tale, amante del bello (la moda è una delle mie passioni) e della giustizia. Sono laureata in Linguaggi dei Media all'Università Cattolica di Milano e ho maturato esperienza come giornalista su web, carta stampata e web TV. Appassionata di sport, calcio in modo particolare, Tv e motori.

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