La vendita della nuda proprietà è una pratica molto in voga da diversi anni ma attenzione alle nuove regole o si perde tutto.
La vendita della nuda proprietà è un modo conveniente per non perdere la propria abitazione e, al contempo, assicurarsi dei soldi necessari per la propria vecchiaia. Un piccolo “escamotage” legale a vantaggio, soprattutto, del proprietario. Ma attenzione perché con le nuove regole si rischia grosso. Vediamo cosa è cambiato.
La vendita della nuda proprietà è una pratica consolidata ormai da anni. Molto in voga anni fa, è ritornata di gran moda nell’ultimo biennio a causa dell’aumento spropositato dei prezzi degli immobili. Si tratta di una pratica vantaggiosa sia per chi compra che per chi vende.
Chi compra, infatti, acquista un immobile a un prezzo molto più basso del suo reale valore di mercato; chi vende, dal canto suo, mantiene l’usufrutto dell’abitazione. Solitamente si tratta di persone anziane che vogliono assicurarsi una rendita per la vecchiaia senza perdere la propria abitazione.
Naturalmente chi acquista risparmia ma non può andare a vivere in casa propria la quale resta abitata dal vecchio proprietario. Insomma ci sono molti pro ma anche parecchi contro. Di recente le regole riguardo la nuda proprietà sono cambiate ed è bene conoscerle prima di correre dei rischi.
Nuda proprietà: ecco cosa è cambiato
Vuoi vendere la tua casa in nuda proprietà? Attenzione perché le regole sono cambiate e potrebbe non essere più così conveniente come un tempo. Rischi, addirittura, di trovarti in mezzo ad una strada. Vediamo tutto nei dettagli.
Di norma, quando si acquista una casa con la formula della nuda proprietà, si specifica già nel contratto per quanto tempo può durare l’usufrutto. Solitamente, specialmente se si acquista a un prezzo molto basso, si consente al vecchio proprietario di continuare a vivere nella casa fino alla sua morte.
Con la morte dell’usufruttuario viene meno anche l’usufrutto a meno che, nel contratto iniziale, non si sia accettato di prorogare l’usufrutto anche al coniuge o ai figli dell’usufruttuario. Fin qui tutto in regola, niente di nuovo. Ma ci sono due situazioni in cui il nuovo proprietario può chiedere di togliere l’usufrutto prima della scadenza stabilita nel contratto iniziale. Questo può verificarsi quando:
- l’usufruttuario non utilizza l’immobile anche per ragioni indipendenti dalla sua volontà; in tal caso, comunque, l’usufrutto può essere tolto solo dopo almeno 20 anni.
- Nel caso in cui l’usufruttuario danneggi l’immobile in cui è rimasto a vivere. In tal caso il nuovo proprietario può chiedere la revoca dell’usufrutto.
Pertanto attenzione perché se sei rimasto a vivere nella tua vecchia casa come usufruttuario ma non provvedi a lavori di manutenzione ordinaria o deteriori l’immobile, il Tribunale può revocarti l’usufrutto e tu rischi di restare in mezzo a una strada.