Con la nuova direttiva europea, che diventerà vincolante non appena verrà ratificata anche dal Consiglio dell’Ue, si rischiano multe fino a 50mila se la casa non è a norma.
Non senza polemiche il Parlamento di Strasburgo ha approvato la direttiva sulle case green, una legge che fissa l’obiettivo di emissioni zero (anche) per le abitazioni entro il 2050.
Una legge di assoluto bisogno, secondo la maggioranza degli eletti nell’Unione europea – 370 hanno detto di sì, 199 no, 46 gli astenuti -, ma non per gli europarlamentari di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Questi si sono schierati nel fronte di chi non voleva limitare i danni del riscaldamento globale, o cambiamento climatico che dir si voglia.
La legge votata a Strasburgo potrebbe portare gli italiani, e gli europei in generale, ad avere bollette meno pesanti e decarbonizzare il settore, ma fissa anche una multa piuttosto importante per chi non sarà a norma entro quella data.
La stangata arriverà fino a 50mila euro, infatti, per chi non dovesse contribuire al compito di svecchiare il parco immobiliare, che, nel nostro caso, un po’ indietro è. In base ai dati rilevati, infatti, in Italia, più della metà degli edifici adibiti ad abitazioni è di classe energetica F o G, ovvero le più inquinanti. La seconda è attribuita al 29,3% delle case, la prima al 23,4%, con le altre contribuisce al 20% totale di emissioni di gas serra.
Per prima cosa, la direttiva europea sulle case green prevede che dal 2030 inizierà effettivamente un percorso, per gli edifici privati, che porti a immettere zero emissioni – comincia due anni prima per gli edifici pubblici.
Nei fatti, la misura si impegna a ridurre l’energia media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030, ponendo quindi degli obiettivi più vicini, e di almeno il 20-22% entro il 2035, il tutto rispetto al 2020.
Ci sono gli impianti solari da dover installare, per cui i Paesi membri dovranno garantire se tecnicamente ed economicamente fattibile. Dall’anno prossimo, sarà vietata la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili, ma saranno ancora concesse per chi combina caldaia con impianti solari termici o pompe di calore, in quanto utilizzano una quantità significativa di energia rinnovabile.
La direttiva tiene fuori gli edifici agricoli e quelli storici, ma i 27 avranno la possibilità di decidere anche se escludere anche qualche altra categoria di edifici protetti in base al valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto.