I videogame potrebbero presto influenzare anche le nostre idee di design, ecco come la pixel art prende vita nei nostri appartamenti.
Non vi è dubbio che le nuove generazioni siano nate e cresciute in un’epoca di massima espansione del mondo dei videogame. Se fino a metà degli anni ’90 il videogioco veniva visto come un’alternativa ai giochi tradizionali e dunque una forma di intrattenimento per i soli bambini, nelle ultime decadi questa percezione è stata definitivamente accantonata.
Il medium videoludico è cresciuto insieme alle generazioni nate negli anni ’80, assumendo una struttura più complessa ed eterogenea che gli ha consentito di rivolgersi ad un pubblico sempre più ampio. Oggi esistono videogame competitivi, arcade come quelli degli anni ’80, ma anche avventure esclusivamente narrative o addirittura filmiche, altre puramente artistiche e altre ancora votate alla creatività e alla costruzione.
Queste ultime hanno avuto un grande exploit negli ultimi anni, principalmente grazie al successo planetario di Minecraft. Il capostipite del genere sandbox è un gioco in cui il giocatore ha la possibilità di creare qualsiasi cosa gli venga in mente, dal semplice elemento di arredo ad un intero mondo giocabile ed esplorabile.
Non sorprende dunque che un designer cresciuto nell’epoca di Minecraft possa averne subito l’influenza e che possa riportare nella sua visione creativa uno stile grafico che ricordi proprio quell’avventura in pixel art. La ceramista Joline Ngo, ad esempio, crea degli oggetti di design che ricordano oggetti presenti in un videogame d’altri tempi, il designer Harry Nurev del Crosby Studio ha realizzato lo scorso anno sgabelli e tavoli in pixel art per il Web 3D Cafè di Parigi.
Spazio per le influenze videoludiche c’è anche nell’opera di Ryan Decker, il quale ha creato un intero arredamento in stile medievale che ricorda i gdr di stampo europeo e che molti hanno collegato all’iconico Runescape. Tutti questi artisti sono accomunati non solo per questa influenza videoludica nella loro arte, ma anche nella spontaneità di questa loro ispirazione: intervistati sulle loro creazioni hanno ammesso di non aver pensato ai videogame come modello di riferimento, bensì a qualcosa che potesse risultare innovativo.
Di certo il fatto che anche un museo importante come il MoMa abbia aperto un’intera sezione dedicata all’arte videoludica ha aiutato questi giovani artisti ad indirizzarsi verso questo stile. Ma al di là di musei e locali a tema, questo genere di arredamenti potrebbe prendere piede anche nelle case di tutti noi?
Le potenzialità di mercato in realtà sono davvero elevate, non solo perché sempre più giovani riempiono le loro stanze e case con oggetti che fanno parte della cultura videoludica e sono amanti della pixel art, ma anche perché sempre più persone ormai adulte sono cresciute giocando ai videogiochi e l’effetto nostalgia potrebbe giocare un ruolo importante.
Va anche considerato che ormai le opere videoludiche non sono più confinate alle console da gioco, ma sono diventate nella maggior parte dei casi transmediali, quindi effettivamente parte della cultura popolare. Magari la pixel art non sarà l’unico futuro dell’arredamento, ma i presupposti perché ne diventi una parte importante ci sono tutti.