Dopo agosto, è pronta la nuova bozza sulla proposta di direttiva europea sull’efficientamento energetico degli edifici.
Grazie alla direttiva “case green”, più precisamente la Direttiva Europea sulle Prestazioni Energetiche degli Edifici, si intende diminuire le emissioni di circa il 55% entro il 2030, rispetto al livello nocivo prodotto dal 1990, e di raggiungere le zero emissioni entro il 2050. La direttiva è stata proposta dalla Commissione Europea e, dopo aver ricevuto l’approvazione dal Parlamento Europeo nel marzo 2023, ora si trova nell’ultima fase del suo processo legislativo: ossia i negoziati ufficiali tra gli Stati dell’Unione Europea.
Durante il primo incontro si discusso principalmente del cosiddetto articolo 9, secondo il quale tutti gli edifici residenziali dovranno raggiungere la classe energetica E entro il 2030 e la classe energetica D entro il 2033. In base alla direttiva, ogni Stato membro dovrà redigere e presentare dei “Piani nazionali per la riqualificazione energetica degli edifici”, seguendo alcune norme guida: agire in modo concentrato e prioritario sul 15% degli edifici che producono più emissioni e consumano maggiormente energia, che dovranno essere collocati nella classe energetica G (quella più bassa).
Tuttavia, la direttiva prevede, inoltre, alcune deroghe all’articolo 9 precedentemente citato. A seguito alla discussione al Parlamento Europeo e all’approvazione di un emendamento, diverse tipologie di edifici rimarrebbero esenti dall’obbligo degli interventi indispensabili: per esempio, edifici con valore storico e architettonico e i luoghi di culto religioso; le seconde case, se usate per meno di quattro mesi all’anno, e le abitazioni unifamiliari con superficie inferiore ai 50 metri quadrati.
Purtroppo, secondo le valutazioni, in Italia oltre 9 milioni di edifici residenziali su 12 milioni non sarebbero idonei a garantire e rispettare le norme energetiche richieste. Inoltre, circa il 75% degli immobili sarebbe stato costruito prima dell’approvazione della legge 10/1991 che norma i consumi dell’energia negli edifici pubblici e privati. In questo senso, il 74% delle abitazioni italiane, ossia 11 milioni, apparterrebbero a classi energetiche inferiori alla D: nello specifico il 34% in G, 23,8% in F e 15,9% E. È fondamentale sottolineare che la direttiva europea prevede anche una riforma dei bonus e delle detrazioni fiscali a favore di chi procederà con i lavori di efficientamento energetico.
La maggioranza di Governo si è espressa con voto sfavorevole nei confronti della direttiva, sostenendo in particolare che dovrebbero essere modificate le tempistiche e le classi energetiche entro le quali andrebbero adeguati gli edifici. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica italiano, Gilberto Pichetto Fratin, sostiene che la direttiva dovrebbe prendere in considerazione la situazione particolare del nostro Paese, diverso dagli altri Stati membri per questioni storiche e di conformazione geografica.