[galleria id=”5185″]Kengo Kuma ha progettato una struttura a Yusuka, nel cuore del Giappone che è insieme un mercato specializzato in prodotti locali e un piccolo hotel di 15 camere. Questo mix di funzioni si chiama Yusuhara Machino-eki e si trova al centro di un paesino che è attraversato da una strada antica che permetteva di attraversare le regioni più remote del Giappone, così, lungo questa strada esistono numerosi punti di sosta per i viaggiatori, i “Chad Do”, che sono punti di incontro dove, all’arrivo dei viaggiatori, viene offerta una tazza di the: in pratica qualcosa che assomigli al Cammino di Santiago de Compostela in Spagna.
L’edificio, al centro della vita sociale di questa cittadina, è caratterizzato innanzi tutto dalle balle di paglia che ne ricoprono la facciata principale per creare le geometrie di una parete-schermo mai vista prima. Infatti, attraverso l’alternanza di pieni e vuoti, Kuma cerca di sfuttare il grande atrio del mercato come volano termico anche per le camere dell’hotel che vi si affacciano.
Come nel caffè di Tayoma, Kuma rivisita in questo edificio la tipologia del tradizionale spazio giapponese a partire da una certa austerità e dai metodi di costruzione a secco, fino all’utilizzo di materiali leggeri e porosi, lasciati il più possibile al naturale. All’interno lo spazio è disegnato da una selva di alberi/pilastri di cedro senza corteccia e disposti secondo una geometria piuttosto libera a sorreggere la copertura.
Mentre noi occidentali abbiamo tradizionalmente scelto la pietra e poi il cemento col desiderio di sopraffare la natura, i giapponesi, hanno scelto come materiale predominante il legno sentendosi parte della natura e accettando l’invecchiamento dell’edificio.
Il parere dell’esperto
Abbiamo chiesto all’architetto ed esperto di design Roberto Gasparotto un parere sul nuovo progetto di Kengo Kuma a Yusuka:
I suoi progetti sono sempre sorprendenti. Poesia pura con capacita’ di legare materiali tradizionali secondo linguaggi estremamente moderni. In queste interpretazioni e’ sempre evidente uno stretto legame con la cultura giapponese.
A dire il vero ritrovo una forte similitudine con il linguaggio progettuale di Alvar Aalto.
La comunanza tra i due vocabolari mi riporta alla visione di un architettura organica che nasce dalla sensibilità nella lettura degli elementi più caratteristici delle loro terre. In Italia tutto questo e’ più difficile da ritrovare. Un territorio come il nostro dove prevale il vissuto storico questo tipo di lettura e’ meno evidente. Pochi gli esempi più raffinati, tra questi considero Edoardo Gellner un vero maestro.