In arrivo a molti il rimborso dell’IMU versata, in modalità retroattiva per l’ingresso di una nuova esenzione.
La nuova esenzione è in vigore dal 20 ottobre 2022, ma i Comuni hanno continuato a pretendere l’IMU dai proprietari, adesso dovranno restituire le somme incassate. La normativa prevede che il rimborso sarà retroattivo dal 20 ottobre 2022.
La questione riguarda i coniuge con residenza diversa negli immobili di proprietà. Tanti i dubbi normativi che hanno indotto i contribuenti a pagare l’IMU anche sulla seconda casa con coniuge residente, considerando un solo immobile come abitazione principale per l’intero nucleo familiare.
Rimborso IMU non dovuta sulla seconda casa
La novità è contenuta nella sentenza della Corte Costituzionale, numero 209 dell’anno 2022, che ha ribaltato i criteri dell’esenzione dell’IMU sull’abitazione principale. Precisiamo che per abitazione principale si intende l’abitazione dove risiede il nucleo familiare. La prima casa è tutelata dalle normative italiane ed è esente ai fini IMU. Pertanto, tutti gli altri immobili sono sottoposti all’applicazione dell’IMU in base alle aliquote stabilite dal Comune.
Alla Corte è stato sottoposto il caso di due coniugi con residenza diversa, in due immobili di proprietà, a cui il comune chiedeva il pagamento dell’IMU per la seconda casa, in quanto considerava un unico immobile esente da IMU (la prima casa). Pertanto, il coniuge anche se residente doveva pagare l’IMU sulla seconda casa. Il Comune lasciava la scelta libera dell’immobile su cui stabilire l’esenzione.
La Corte si è pronunciata ridefinendo il concetto di abitazione principale, a prescindere dalla residenza. Ha dichiarato illegittimo l’articolo 13 comma 2 del DL 201/11, nella parte in cui si riporta che l’immobile utilizzato come residenza principale deve essere considerato tale anche per tutti i componenti del nucleo familiare. Quindi, l’esenzione dell’IMU si allarga anche per le persone coniugate o unite civilmente che vivono in immobili diversi.
Inoltre, la sentenza ha valore retroattivo, pertanto, i contribuenti hanno la possibilità di chiedere il rimborso delle somme pagate ingiustamente. La Cassazione specifica che il richiedente dovrà provare la sussistenza delle condizioni per il riconoscimento dell’esenzione.
Questa situazione corrisponde ad un mancato incasso per i Comuni e un esborso di denaro per le somme da rimborsare. I Comuni hanno l’onere di verificare la veridicità delle dichiarazioni dei nuclei familiari e la sussistenza della reale residenza o dimora, per i contribuenti che presenteranno domanda di rimborso. La sentenza della Corte di Cassazione non è stata ben vista da parte dei Comuni, in quanto la sua interpretazione potrebbe innescare nuove irregolarità e condotte fraudolente da parte dei contribuenti.