A nessuno piace ricevere notifiche dal fisco o dal proprio Comune, soprattutto se ciò significa sborsare ingenti somme per le tasse.
Benjamin Franklin diceva: “In questo mondo nulla può essere considerato certo, tranne la morte e le tasse“. Lo scriveva nel 1789 a Jean-Baptiste Leroy, sottolineando con ironia l’inevitabilità di questi due aspetti della vita.
A distanza di secoli, le cose non sono cambiate. Tutti dobbiamo morire e, soprattutto, tutti dobbiamo pagare le tasse. In questo periodo di crisi economica nazionale e internazionale, inoltre, gli enti governativi stanno facendo controlli più stringenti ed è per questo che in molti stanno ricevendo notifiche da parte dei propri Comuni.
In particolare i Comuni stanno facendo accertamenti sul pagamento di IMU e TARI, inviando avvisi e ingiunzioni di pagamento. Ma cosa succede quando si riceve una richiesta di pagamento per un versamento già avvenuto?
Avviso IMU o TARI sbagliato: i cittadini possono ricorrere all’autotutela, come?
In questi casi abbiamo a disposizione uno strumento che prende il nome di autotutela. Essa può essere di 2 tipi: autotutela obbligatoria e autotutela facoltativa. La legge stabilisce infatti che l’Amministrazione finanziaria debba annullare o correggere i propri atti quando questi risultino illegittimi.
L’autotutela obbligatoria si applica ad esempio in caso di evidenti errori o vizi di forma. Alcuni casi possono essere un errore di persona, un errore di calcolo, un pagamento duplicato, un’esenzione non applicata o un avviso relativo a un immobile inesistente. Perché dovremmo pagare TARI o IMU per un immobile che non esiste?
Nel caso in cui ci sia stato un calcolo dell’IVA errata, ad esempio, si potrà richiedere un rimborso sulla TARI.
L’autotutela facoltativa, invece, raccoglie tutti i casi che non fanno parte della fattispecie di cui sopra. Ad esempio un errore di calcolo nella rendita catastale, che comporta il versamento di una cifra più alta di quella dovuta. Oppure una classificazione errata dell’immobile, per esempio quando un immobile viene considerato seconda casa pur essendo una prima casa.
Un altro elemento da tenere in considerazione quando si inoltra un’istanza di autotutela è che essa non prevede termini di scadenza. In altre parole, in caso di conclamate incongruenze sarà possibile ricorrere all’autotutela anche dopo che siano scaduti i termini per il pagamento delle imposte.
Nel caso in cui l’istanza venga rifiutata, però, bisognerà seguire due strade. In caso di rifiuto di istanza di autotutela obbligatoria il cittadino potrà rivolgersi alla Corte di Giustizia Tributaria. In caso di rifiuto di un’istanza facoltativa, invece, sarà tenuto a versare le tasse dovute, poiché non è prevista alcuna forma di ulteriore ricorso.
L’autotutela, infatti, è uno strumento pensato per preservare i cittadini solo in casi di evidenti errori o incongruenze e non deve essere sfruttata al fine di commettere illeciti fiscali.