Esistono dei casi in cui è possibile richiedere l’esenzione o il rimborso per l’Imu relativa alla seconda casa: a stabilirlo una sentenza della Corte Costituzionale.
Nel 2012 è stata istituita l’Imu (Imposta municipale propria). Si tratta di un’imposta patrimoniale che deve essere versata dai proprietari di immobili, terreni agricoli e aree edificabili. Le aliquote dell’Imu sono variabili poiché stabilite in autonomia dai vari comuni italiani.
Come accade per la maggior parte delle imposte, anche per quella municipale propria esistono delle riduzioni e delle esenzioni in base ad alcune casistiche. L’Imu, ad esempio, non è prevista per l’abitazione principale, ma potrebbe anche non essere prevista per la seconda casa in base ad alcuni condizioni stabilite dalla sentenza n. 209 del 13 ottobre 2022 della Corte Costituzionale.
Imu, esenzione seconda casa: la sentenza della Corte Costituzionale
Attraverso la sentenza n. 209 del 13 ottobre 2022, la Corte Costituzionale ha chiarito alcuni dubbi legati al versamento dell’Imu, che non è prevista per la prima abitazione, eccetto per alcuni casi,per quanto riguarda la seconda casa.
La Corte Costituzionale ha preso in esame i casi di coppie sposate o unite civilmente con residenze in abitazioni differenti. Nel dettaglio è stata dichiarata illegittima la norma, istituita nel 2011, che per queste coppie limitava l’esenzione dell’imposta ad una delle due case, quella in cui risiedeva il proprietario ed il suo nucleo familiare. Una norma, dunque, imponeva il pagamento per la seconda abitazione.
Con la sentenza n. 209 è stata, di fatto, introdotta la possibilità di esenzione per entrambi gli immobili, ma a patto che si verifichi la condizione di residenza e dimora di uno dei due coniugi e non solo la mera residenza anagrafica. La sentenza ha valore retroattivo, pertanto, può essere richiesto il rimborso per le imposte versate da quando si è espressa la Corte (ottobre 2022). La domanda di rimborso può essere presentata entro cinque anni dal versamento.
Come dimostrare la condizione di residenza e dimora
In molti, dunque, si chiedono come sia possibile dimostrare la condizione di residenza e dimora per la seconda casa e richiedere rimborso. Nello specifico, la condizione può essere provata, oltre attraverso l’attestazione di residenza, con i documenti che determinino la presenza nell’abitazione del nucleo familiare, ad esempio la scelta del medico di base o le bollette delle utenze, come acqua, elettricità e gas, che dimostrino i consumi durante l’anno.
Presentata la documentazione, successivamente il caso verrà esaminato dal comune di riferimento attraverso le banche dati dei consumi idrici ed energetici.