L’ultima novità sul fotovoltaico interessa l’energia domestica: non è più solo per i tetti degli edifici, ma anche…
Molto spesso sentiamo parlare di crisi climatica e, di conseguenza, di transizione energetica. Con questa espressione si fa infatti riferimento all’introduzione di tecnologie energetiche sostenibili, al fine di ridurre l’uso di combustibili fossili e l’immissione di gas serra nell’atmosfera (considerati la causa principale del surriscaldamento globale).
Ma come può avvenire un simile processo? Innanzitutto possiamo dare uno sguardo alle fonti energetiche sostenibili, ad esempio eolico e fotovoltaico. Il fotovoltaico, in particolare, sfrutta il calore e la luce solare per trasformarli in energia elettrica.
E in alcune aree particolarmente soleggiate come l’Italia risulta una soluzione piuttosto interessante in ambito energetico. Per questo la diffusione del fotovoltaico è in crescita (lo scorso anno sono stati installati impianti per 5,7 Gigawatt di capacità, quasi il doppio rispetto al 2022), sia a livello industriale che privato.
Fotovoltaico sui campi e sui bacini idrici: non è un sogno, ma la nuova frontiera della sostenibilità
Molte delle nostre case più moderne sono ormai alimentate col fotovoltaico, soprattutto visto che nel corso degli anni sono state presentate soluzioni sempre più efficienti ed economiche per l’installazione di pannelli solari.
Dai più classici pannelli che si installano sui tetti, infatti, le nuove tecnologie hanno messo a punto anche metodi fotovoltaici alternativi. Ad esempio le piastrelle fotovoltaiche, le tegole fotovoltaiche o addirittura i pavimenti calpestabili fotovoltaici.
Ma se vi dicessimo che l’innovazione non si ferma qui e che anzi all’orizzonte si stagliano due nuove tecnologie rivoluzionarie per il fotovoltaico? Stiamo parlando dell’agrivoltaico e del fotovoltaico galleggiante, rispettivamente da integrare nell’agricoltura e da installare su bacini idrici: superfici altrimenti inutilizzate.
Il fotovoltaico galleggiante potrebbe ad esempio sfruttare i bacini idrici formati dalle dighe, limitando inoltre l’evaporazione dell’acqua e il proliferare di alghe. Si tratta di metodi che puntano a sfruttare più superfici possibile, cercando di risolvere una delle problematiche maggiori del fotovoltaico: la necessità di spazio ove installare i pannelli.
Questo tipo di tecnologia rende chiaro che gli sforzi di ricerca e sviluppo si stiano concentrando su soluzioni sempre più efficienti. E dal momento che in Italia la richiesta energetica è già coperta al 52,5% dalle rinnovabili (di cui il 30,8% fotovoltaico), si può dire che c’è spazio per un miglioramento che potrebbe portarci a livelli a dir poco virtuosi.