La normativa è chiara, se il cane non smette di abbaiare giorno e notte il proprietario può incorrere in una sanzione e nell’arresto.
Quando il cane abbaia lo fa per un motivo ben preciso. Eccitazione, paura, frustrazione o per dare l’allarme, indipendentemente dalla causa il proprietario deve saperlo gestire efficacemente se non vuole correre il rischio di finire in carcere.
La vita nel condominio può diventare difficile se in un altro appartamento c’è un cane che abbaia continuamente. La comprensione è segno di civiltà ma il rispetto deve essere reciproco. Non bisogna creare il panico e provocare un litigio se di tanto in tanto durante la giornata si sente l’abbaiare dell’amico a quattro zampe ma capiamo che se persiste per ore – anche di notte – allora bisogna agire perché si rischia di impazzire.
Secondo l’ordinamento italiano il cane ha diritto di abbaiare nei limiti in cui non disturba la quiete pubblica. E lo stesso principio che vige per gli esseri umani. Può capitare di litigare e alzare la voce contro il coniuge o i figli ma il litigio dopo poco finirà e tornerà il silenzio. Se dovesse continuare a lungo i vicini avrebbero il diritto (in alcuni casi il dovere morale) di intervenire segnalando l’accadimento alle Forze dell’Ordine. Lo stesso discorso vale per i cani.
Quando il proprietario del cane che abbaia può finire in carcere
I cani hanno il diritto di abbaiare perché la libertà di espressione con il proprio verso va tutelata. Varie sentenze hanno confermato tale diritto soprattutto quando l’abbaio è legato alla paura (si pensi ai fuochi d’artificio, un incubo per gli amici a quattro zampe) o al pericolo percepito sentendo avvicinare uno sconosciuto. Condizione necessaria, però, è che non si superino le soglie di tollerabilità.
Nello specifico i rumori devono rimanere al di sotto dei 5 decibel dalle ore 6.00 alle ore 22.00 di sera e scendono a 3 decibel nelle ore notturne. Il fonometro è lo strumento idoneo alla misurazione dei decibel dell’abbaiare del cane per capire se si può considerare frastuono e disturbo della quiete pubblica. Da visionare anche il regolamento condominiale perché potrebbe disciplinare in modo diverso la gestione degli animali nel condominio.
L’attenzione da parte del proprietario deve essere alta perché se si dovesse sfociale nel disturbo della quiete pubblica la normativa di riferimento è il Codice penale (articolo 659). La Legge impone in questo caso una sanzione fino a 309 euro e l’arresto fino a tre mesi. Se, poi, i vicini dovessero segnalare anche maltrattamenti all’animale allora la reclusione potrebbe arrivare fino a 18 mesi e la multa variare da 5 mila a 30 mila euro.