Nel 2023 conviene ancora sottoscrivere dei contratti di locazione con cedolare secca? Scopriamo cosa è meglio fare.
Ti è stato recentemente proposto un contratto di affitto con cedolare secca e non sai come agire? Innanzitutto, la prima caratteristica della cedola secca è che si tratta di un regime opzionale per i contratti di locazione di immobili ad uso abitativo. Questa particolare forma di contratto, difatti, non può essere utilizzato per affitti ai fini commerciali. In secondo luogo, nessun locatore può scegliere autonomamente la cedolare secca senza condizionare gli altri.
Il contratto di locazione con cedolare secca è un modello di affitto che permette di usufruire di un regime fiscale agevolate, che prevede il pagamento di un’imposta sostitutiva al posto dell’Irpef (aliquota al 23% per redditi fino a 75.000 euro e aliquota marginale del 43% per redditi superiori) e addizionali per il reddito derivante dall’affitto dell’immobile, oltre all’esenzione dal pagamento dell’imposta di registro (2% del canone annuo) e dall’imposta di bollo (16 euro ogni 4 facciate o 100 righe del contratto) per registrazioni, risoluzioni e proroghe del contratto stesso.
L’imposta sostitutiva in questione ammonta al 21% del canone di locazione annuo concordato tra le parti, a meno che il regime non venga scelto in sede di contratto, ovvero non all’inizio, per cui occorre versare le imposte senza possibilità di rimborso. Difatti, la cedolare secca può essere scelta sia in fase di registrazione del contratto sia negli anni successivi e, in caso di proroga del contratto, occorre confermare l’opzione di cedolare secca entro 30 giorni dalla scadenza del contratto.
L’affitto con cedolare a canone libero prevede che le parti decidano liberamente l’importo del canone d’affitto. Al contrario, il contratto di locazione a canone concordato prevede che il totale della somma venga calcolato a partire dagli accordi territoriali tra le organizzazioni dei proprietari e quella degli inquilini. Questi accordi servono per fissare per ciascun Comune, una fascia di prezzo minimo e massimo del prezzo di affitto degli immobili in base alla loro posizione.
Nello specifico caso della cedolare secca, la differenza tra canone libero e canone concordato riguarda specificatamente l’aliquota dell’imposta sostitutiva del canone annuo per i contratti di affitto a canone libero è pari al 21%, mentre è del 15% e il contratto di locazione è a canone concordato. Ma quali sono i vantaggi e i rischi dei contratti di affitto con cedolare secca? Il regime con cedolare secca ha diversi pro, partendo dal fatto che assolve la sola imposta sostitutiva.
Inoltre, il canone di locazione non si somma agli altri redditi ai fini Irpef e addizionali. Non prevede il pagamento dell’imposta di registro né dell’imposta di bollo per la registrazione e nemmeno per la risoluzione e la proroga del contratto. Invece, il principale svantaggio per il locatore è che rinuncia alla possibilità di aggiornare il canone, compresa la variazione accertata dall’Istat dell’indice nazionale dei prezzi al consumo.