È necessario pagare l’IMU se si ha una casa di proprietà disabitata? Chiarire cosa dice la legge in questo caso può essere davvero utile a molti.
È ovviamente importante essere informati su quali siano le tasse che siamo chiamati a pagare, così da non farsi trovare impreparati ed evitare spiacevoli conseguenze. Nonostante questo, nel corso degli anni si è spesso discusso in merito alla possibilità di abolire l’IMU, imposta dovuta per il possesso di fabbricati diversi dall’abitazione principale (dove si è stabilita la residenza anagrafica e la dimora fisica), abitazioni principali signorili, aree fabbricabili e terreni agricoli.
È comunque naturale chiedersi se questa sia dovuta anche per una casa disabitata, situazione più frequente di quanto si possa pensare, come può accadere ad esempio a chi ha ereditato un’abitazione, ma resta comunque a vivere da un’altra parte. Chiarire cosa dice la legge a riguardo consente di evitare di andare incontro a problemi di ogni tipo.
L’idea di dover mettere da parte dei soldi, spesso nemmeno pochi, per qualcosa di cui si è proprietari e per cui spesso si sono fatti sacrifici per acquistarlo, ha generato spesso non poche polemiche, ma almeno per ora per alcune categorie di utenti continua a essere obbligatoria.
L’IMU è dovuto per una casa disabitata? La risposta può sorprendere
Pagare l’IMU può risultare un obbligo simile a un ingiustizia per molti, visto che in casi simili si finisce per versare una cifra per un edificio in cui si vive. Inevitabilmente, viene da chiedersi dobbiamo versare un importo fisso anche per una casa disabitata, dove non sono previsti di conseguenza nemmeno consumi relativi a rifiuti o utenze.
In genere in casi simili si fa riferimento alla Tari, ovvero la tassa sui rifiuti, che risulta non essere dovuta se non ci sono mobili e le utenze domestiche sono state disattivate. Di conseguenza, da questa casistica devono essere escluse le seconde case che magari possono essere utilizzate per un particolare periodo dell’anno come le vacanze. Un principio come questo non è però valido per l’IMU, non c’è alcuna esenzione nessuno risulta essere residente in quell’abitazione.
È possibile comunque usufruire di uno sconto, pari alla metà, se si verificano alcune condizioni ben precise. Oltre a dimostrare che la casa sia disabitata è necessario che risulti anche inutilizzabile o inagibile, in caso contrario la cifra è dovuta per intero.
A questo punto è importante pensare a come sia possibile dimostrare al Comune in cui è ubicato il bene che si rientri in questa casistica. Si parla di immobile inutilizzato o inagibile quando è messa in discussione l’integrità fisica e la salute di chi lo occupa, per questo non può essere ritenuto idoneo allo scopo per cui è stato costruito, che è quello abitativo. Si possono comunque fare esempi concreti di immobili inagibili in modo tale da rendere più chiaro il principio:
- non ci sono gli infissi;
- non è compatibile per l’uso per cui era stato realizzato;
- le strutture di solaio, tetti e solette sono lesionate e creano un pericolo per le cose e le persone all’interno della casa (c’è un rischio crollo);
- mancano allacci all’acqua o alla rete fognaria;
- presenta condizioni igienico-sanitarie precarie;
- l’immobile deve essere demolito o ripristinato;
- pareti, muri portanti e perimetrali risultano lesionati al punto da costituire un pericolo per cose e persone (rischio crollo totale o parziale).
Non basta quindi mettere in atto il distacco dalle utenze per considerarsi esenti dall’IMU. Qualora si avesse invece una seconda casa concessa in comodato d’uso gratuito a un familiare in linea retta (genitore o figli) che la utilizza come abitazione principale, è previsto uno sconto sull’imposta a patto che il proprietario risieda nello stesso Comune in cui è ubicato l’immobile. La riduzione è pari al 50%.