Quando si eredita una casa è bene venderla subito o sarebbe meglio attendere? Ecco quali sono i pro e i contro, così da sapere come agire.
Perdere una persona cara può generare un forte dispiacere, ma non è l’unico aspetto a cui si deve far fronte. Se si tratta di un parente stretto, infatti, può essere necessario anche prendersi carico di tutte le pratiche relative alla successione, così da capire cosa si avrà eredità. Spesso tra i beni può esserci una casa, in genere suddivisa in parti uguali se i figli sono più di uno. A quel punto è necessario sedersi attorno a un tavolo e capire cosa sia meglio fare.
Non tutti potrebbero essere favorevoli all’idea di venderla, specialmente se si tratta di un’abitazione in cui si è trascorso gran parte dell’infanzia, per questo può essere difficile separarsene a causa di ricordi che sono ancora vivi. Chi è deceduto ha comunque pensato di fare qualcosa di bene lasciandola in eredità ai suoi affetti più cari, per questo è pieno diritto di tutti valutare senza alcun vincolo se tenerla oppure no. Attenzione, anche la tempistica con cui si agisce può essere determinante.
Casa ereditata: vendere oppure no?
Vendere una casa ereditata è spesso la soluzione migliore così da mettere d’accordo tutti ed evitare dispute. Non solo, in questo modo si ottiene un gruzzoletto che ognuna delle persone interessate può utilizzare come preferisce. Se si decide di farlo, però, è indispensabile che tutti gli eredi siano d’accordo, può bastare un parere discordante per far saltare tutto.
Portare a termine la procedura richiede comunque di essere ligi se non si vuole andare incontro a problemi, soprattutto per quanto riguarda la documentazione che si deve presentare. Ci sono infatti una serie di certificazioni che non devono mai mancare, ovvero:
- il pagamento dell’accettazione tacita dell’eredità;
- la dichiarazione di successione
- il pagamento dell’imposta di successione;
- le visure aggiornate dell’immobile;
- il pagamento delle imposte ipotecaria e catastale.
Una volta davanti al notaio, è indispensabile portare con sé il certificato di morte del precedente proprietario, grazie a cui si attesta la provenienza della titolarità, oltre alla dichiarazione di successione, che deve essere portata a termine entro un anno, da calcolare dal giorno della morte.
Non si può poi prescindere dal pagamento di alcune voci di spesa, previste per legge. Per diventare eredi si deve accettare l’eredità, questo può avvenire in sede di rogito alla presenza del notaio, a cui si dovranno versare 500 euro per ogni erede. A questo si deve aggiungere l’imposta di successione, pari al 4% del valore catastale dell’immobile, con una franchigia fino a 1 milione di euro per coniugi e figli. Non si devono poi dimenticare le imposte ipotecaria e catastale, pari rispettivamente al 2% e all’1% se non si tratta di prima casa.
Anche chi ha dubbi, anche solo di tipo affettivo, nella maggior parte dei casi propende per la vendita, ben sapendo come questa soluzione permetta di pagare meno tasse. Non si devono infatti versare né l’IMU