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Il primo giorno del Fuorisalone è sempre un contenitore di emozioni e, anche quest’anno, ho voluto inaugurare la settimana del design percorrendo le vie della Zona Tortona.
Stesse prerogative: i preparativi, le aspettative e la curiosità, ma soprattutto il mitico autista Giorgio che, puntuale come un orologio, mi aspettava sotto casa con la sua scintillante Mercedes nera. Senza di lui, tutto questo si ridurrebbe ad un’impresa impossibile.
E con lui, una corsa frenetica, resa ancor più confusa da un bombardamento di proposte, un po’ troppo povere per stare al passo con un mood apparentemente più sostanzioso. Come se ‘il contenitore fosse più ricco del contenuto’ e mi verrebbe da dire: ‘Troppo rumore per nulla’ nel timore che anche nel design possa accadere che la strategia abbia la meglio sul talento.
Per un segugio come me, abituata alla ricerca frenetica e assetata di contenuti, l’impressione di questa prima giornata di Fuorisalone è stata la stessa di quando, frequentando i mercatini delle pulci alla ricerca di un pezzo fra i tanti, alla fine lo scovavo, come se avessi vinto alla lotteria.
Ho provato la stessa emozione quando, tra il mare magnum delle tante presentazioni, ho intercettato quelle degne di nota: ho pensato sollevata che, questa ‘maratona’ di un design che mescola brand famosi a giovani alla ricerca di una loro identità non ancora sbocciata, ne è valsa la pena.
A caccia di ispirazioni
Il percorso è stato programmato da tempo. La prima tappa, nel negozio di tessuti di Mimma Gini in via Santa Croce, per ammirare velocemente i modelli e le miniature dei tavoli dei due architetti milanesi Marco Zanuso jr e Giuseppe Raboni. Gli stessi che vedremo nei prossimi giorni alla Fabbrica del Vapore e nella galleria di Via San Marco. Una vasta produzione in legno massello, Corian e peltro, lavorati da abili artigiani. Modelli che si affiancano alle precise miniature di origami sempre di Marco Zanuso jr.
Nello stesso spazio risaltano le sculture luminose di Marzio Rusconi Clerici: lunghi tubolari in plexiglass ondeggiano per mezzo di una lycra sinuosa che si muove al loro interno, plasmata dalle attente mani del designer.
Frattali di luce e cristallo da Lolli e Memmoli
In Via Vivarini restiamo affascinati da una collezione di lampadari intessuti a mano, con cristalli raffinatissimi, da due designer di grande talento: Ivan Lolli e Mario Memmoli. Quest’anno presentano dei modelli sviluppati sulla struttura frattale: strati che si ripetono uguali a sè stessi, dando forma ai volumi e valorizzando il senso di ‘bello, buono e vero’. Li ho salutati, dopo una piacevole chiacchierata, lasciandoli in questo loro spazio avvolto in un’intimità ‘poco italiana’, che mi ha colmata di contenuti estetici sorprendendomi.
La kermesse di zona Tortona
Ci siamo poi immersi, senza sosta, nella kermesse di zona Tortona, a partire dal Superstudiopiù e, incuriosita più che mai, dal Temporary Museum for New Design e dalle sue proposte a mò di museo.
Nei lunghi corridoi sono stata attratta dalle citazioni che accompagnavano il visitatore lungo il percorso allestitivo, molte delle quali, involontariamente, combaciavano con l’impressione ricevuta nel vedersi proporre forme e volumi poco emozionanti. L’ipse dixit di Philippe Starck calza a pennello: “Il design è in stand-by per i prossimi vent’anni; ci sono altre priorità in quest’epoca di profonda barbarie”.
Non so se sia questa la ragione per cui alcuni brand si sono presentati al Fuorisalone 2012 senza contenuti sufficienti per attirare almeno l’attenzione. Come Alcantara, che con il suo Future landscape raffigura un paesaggio verde, i cui toni cambiano come accade sulle colline sovrastate dagli alberi, in un’espressione tanto scarna da far sembrare lo spazio un grande tappeto sintetico di alberi eolici.
Ed altri ancora, laddove bastava fermarsi sulla soglia per voler passare alla presentazione successiva, senza indugi, optando per un sano ostracismo.
Nella moltitudine di proposte che si susseguono al Superstudiopiù, ha spiccato l’incontro inatteso con le lampade di Melogranoblu, in una magica scenografia di ‘lontane sottili collane di incerti bagliori’. Una cascata di luminose, eteree ed emozionanti trasparenze, che si sono fatte notare per la prima volta al Fuorisalone, merito di un’indiscutibile poesia visiva.
E in un’equazione di presenza-assenza e di etereo-materico, il geniale nipponico designer dal nome conciso, Nendo, presenta la sua altrettanto essenziale collezione Still & Sparkling, ideata per Lasvit, che lascia un indubbio segno di purezza, espressione e integrazione estetica, a prescindere dal luogo in cui la si immagina. Lo stesso vale per i tavolini Inenerblow & Overflow presentati anche al Fuorisalone, dopo il grande successo ottenuto al workshop di Carpenter a Parigi. Le trasparenze del vetro soffiato si dilatano e trasbordano dalla struttura, come fosse pane lievitato, in armoniche forme pure, dal carattere incisivo.
Dall’etereo Nendo agli anni’ 50 di Foscarini che presenta una serie di lampade ispirate al tema botanico, aeree strutture ramificate o ibride tra il fiore e l’ape. Un calore che contrasta con la luce fredda dei 27 schermi dell’intallazione multimediale Inspire, che proietta, in una danza lenta, brevi video storie sull’ispirazione naturale dei prodotti. Le forme si raccontano attraverso il vento, il sole e l’acqua.
E anche Diesel fa appello a Foscarini per realizzare le sue lampade , che presenta nello stand successivo, dall’interior volutamente vintage, alternando in modo un po’ troppo scontato mobili e lampade, accostati al jeans ‘delavé’. Il tutto condito da un look che ricorda gli interni di una periferia americana degli anni’50.
Uscita da questo furore americano, i miei interrogativi si dileguano alla vista di un divertente tripudio di ‘rosso Valentino’ per un allestimento fatto di lettering, sedie appese e sospese da fili che fanno di loro delle creature animate. Quasi quanto il video, i cui attori raccontano la seduta nelle sue versioni più ironiche e oniriche. E’ Kusch+Co, un brand tedesco che collabora da tempo con designer visionari, quali Luigi Colani, Norbert Geelen e l’argentino Jorge Pensi, e che si avvale della direzione creativa del Porsche Design Studio.
Nuove leve e talenti emergenti
Leggendo le preview nei comunicati, attendevo con fermento di scoprire i designer polacchi che, contrariamente a ciò che temevo, hanno saputo sorprendermi per inventiva ed estetica.
Proposte inconsuete e credibili per il bagno: lavandini con taglio laser, come quelli che si usavano per le borse a rete estensibili, oppure plissettati come gli abiti di Issey Miyake.
Una vasta serie di oggetti in porcellana traforata, incisa ma anche stropicciata. Divertentissime le lampadine in porcellana bianca, tagliate a metà in versione porta candele.
Anche lo Slow Hand Design thailandese è una sorpresa, sulla quale vale la pena soffermarsi per l’abilità espressa nel coniare manualità, tradizione, impronta decorativa a una visione contemporanea che ‘non vende la propria anima’ alle logiche di un mercato globale.
Una presentazione che dimostra quanto sia possibile evolvere mantenendo il retaggio di secoli. Bellissime le lampade in legno, tagliate a spirale da un semplice getto d’acqua, che si esprimono con volumi sontuosi e armonici.
Sono poi scesa nel basement che presenta Discovery, una serie di giovanissimi talenti ancora in fase di sperimentazione, così come lo sono le iniziative fra le quali spicca Apparecchiare la Città: un progetto ideato da alcuni creativi che hanno raggruppato una serie di aziende che elaborano oggetti per la tavola, con il fine di creare una città di oggetti. Una collezione e un’iniziativa davvero unica che ruota attorno al tema del cibo con una scelta di oggetti contemporanei e inconsueti.
Sempre nei corridoi di Discovery, sono stata attratta da una serie di lampade, progettate da un nuovo gruppo di designer uniti dal progetto Ilide: ogni lampada è creata grazie allo stretto connubio tra design e artigianato di grande qualità.
‘O che disastro’: si chiama così la collezione di ceramiche di Simona Boiardi, che rivisita la classica ceramica di Faenza in chiave fatata e poetica.
Finalmente fuori dal Superstudiopiù è la volta di via Tortona 20, per vedere ciò che il Consorzio Trentino proponeva. In un susseguirsi di piccole presentazioni, a volte senza senso, spiccano i tavoli, gli sgabelli e la libreria in lettering di Moss. In particolare un tavolo in legno e stucco sul quale si rincorrono le parole di un brano de ‘Il vecchio e il mare’ di Hemingway.
Attraversata la strada, mi sono diretta da Nespresso dove ho trovato il nulla di una presentazione che, per quanto mi sia sforzata di comprendere, ha lasciato un senso di vuoto per l’eccessivo astrattismo. Deludente anche l’attesissimo Rio Design: una minuscola presentazione, che alterna poche sedie e poltrone a insignificanti manichini, che indossano bigiotteria brasiliana.
Isole estetiche: Merci e Ortofabbrica
E poi di corsa verso l’Opificio 31, dove Paola Navone apre le porte del suo studio per accogliere il mitico concept store parigino Merci. Sapevo già che non sarei rimasta delusa e infatti qui ho ritrovato quel sapore inconfondibile e unico fatto di una ricerca accurata dei dettagli, degli oggetti sempre un po’ speciali e pezzi vintage. Forse più contemporaneo di molti brand che hanno la pretesa di esserlo senza riuscirci. Grande sapore, idee, armonia e calore decorativo.
Dopo aver esplorato i francesi, gli olandesi e gli inglesi e non aver trovato nulla degno di nota, mi decido a concludere la giornata incamminandomi alla volta di via Savona, per vedere Ortofabbrica dove ho ritrovato un’oasi green di conforto per anima e corpo. Una grande piscina biologica che segue i dettami di Anja Werner, maestra di giardini naturali, allestita in uno dei cortili e, alle pareti, una serie di costumi da bagno anni’50 e ’60, incorniciati come fossero dipinti. Allestimento affascinante.
Corro, curiosa più che mai, di vedere come Seguso si propone quest’anno. Un marchio che conosco bene per averci lavorato. A parte la prevedibile presentazione dei suoi classici, seppur bellissimi lampadari, la novità assoluta e sorprendente é la produzione di una serie di lampadine a led a risparmio energetico, dal design quasi scultoreo, a tratti barocco.
Ed infine Bisazza propone, a sorpresa, un look minimal: mosaici trasparenti e una linea bagno essenziale by Nendo, che vale la pena vedere e apprezzare nel dettaglio.
E Ventura Lambrate ci aspetta, per una nuova giornata che, si spera, più ricca di contenuti e ispirazioni rispetto alla prima.