[galleria id=”3483″]Come anticipato nella rubrica del 15 Aprile, quest’ultima e nostalgica giornata del Fuori Salone 2011 è dedicata alle presentazioni “rimaste sospese” per questioni di tempo oppure a quelle già inserite ma che per questioni di spazio non ho potuto citare. Oggi, con il validissimo aiuto di Sara che mi ha accompagnato nel lavoro di questi giorni, siamo riuscite a coprire tutte quelle presentazioni, che non erano state depennate dalla mia scheda, con un senso di liberazione e vittoria di chi raggiunge il traguardo senza aver tradito nessuno.
La prima di queste, riguarda una presentazione che ho visto ieri e che conferma che “ogni lasciata è persa”; mai arrendersi a ciò che ci attira, garantiti da un nome che ci è familiare, ma spingersi oltre, regala sempre molte sorprese. La ricerca è il mio pane quotidiano, quando poi imbastisco libri di tendenze, passo le giornate a leggere proprio tutto, a scovare le novità in molti modi. Poco tempo fa, ho assemblato due pagine dedicate al marmo, di cui ricordavo vagamente il nome Marsotto.
Questa è la ragione per la quale mi sono fermata in Via Montenapoleone un po’ esitante benchè il ricordo fosse sbiadito, Marsotto era pur sempre aperto nella mia memoria… Mi sono così auto spronata a salire due piani a piedi (ascensore temporaneamente fermo) ed aver trovato le conferme che immaginavo. Ritrovando un MARSOTTO Edizioni che ha esposto bianco su bianco, una serie di proposte che illustrano le diverse interpretazioni del marmo. Un gruppo ancora piccolo, ma come spesso accade ai piccoli gruppi Italiani, essi racchiudono un’abilità nel trattare il materiale prescelto, silenti e autorevoli delle loro tradizioni che sono il patrimonio di questo paese.
10 designer si sono cimentati in nuovi progetti: Alberto Meda, Joel Berg, Claesson Komsto Rune, Ross Lovegrove ed altri, intraprendendo la loro prima avventura con la sperimentazione del marmo, spingendosi nella creazione di oggetti che per una volta ci hanno distolto dai soliti bagni e pavimenti. Oggetti di uso quotidiano, laddove forme ispirate agli anni ’50, ’70 sono plasmate da un materiale apparentemente freddo che riemerge su forme decorative e versatili, capaci di accostarsi a qualsiasi tendenza o stile.
Sebbene la Zona Tortona fosse stata in gran parte già esplorata, mi mancava Via Savona. Sono corsa in quella direzione, trovando l’inconsueto, da Ortofabbrica (che ho sempre apprezzato per le sue proposte green), dove un prato ricoperto di RIPIETRA, piastrella per interno ed esterno in polietilene e legno derivante dagli scarti di lavorazione industriale, proposte in varie forme componibili per un pavimento dal sapore di pietra.
Lasciata Via Savona, sulla strada per La Triennale, mi fermo per un breve passaggio da Laura Urbinati, dove trovo una serie di cuscini e lampade di Venini i cui paralumi, sono interamente rivestiti da tessuti KEN SCOTT con stampe raffiguranti i pesci. Una sorta di capsule collection, battezzata “PORTOFINO”, che Laura Urbinati ha lanciato in onore del 50esimo anniversario del Salone del Mobile e che comprende anche una linea di piatti e ciotole, in porcellana bianca “DESART” , sui quali poggiano alcuni pesciolini colorati, poeticamente distribuiti.
Di corsa verso La Triennale. I suoi grandi spazi hanno accolto una serie di esposizioni che raccontano i materiali come il marmo o la ceramica, il mosaico, le resine, rappresentati come delle vere e proprie icone, a volte ironiche, altre poetiche ed altre ancora,imponenti ed oniriche.
Marmomacc, grazie ad una serie di progettisti di fama internazionale, chiamati ad interpretare i vari aspetti di materiali come marmo e pietra applicati al design, ci fa ammirare un enorme lastra in marmo che parte dalla parete fino a scendere sul pavimento, dove vengono raffigurate forme che richiamano il mondo vegetale e animale, rese futuristiche dalla loro applicazione tecnologica.
Gobbetto, presenta una serie di divertenti e colorate sfere in resina e molto altro. Le sfere installate casualmente sul percorso, attirano per i loro colori cosi brillanti. INTERFACEFLOOR un leader nella produzione della pavimentazione, ha creato un percorso interattivo, divertentissimo. Il designer Francesco Maria Bandini ha sviluppato una presentazione onirica, un percorso labirintico; bianco assoluto dove muoversi fra imponenti prismi sormontati da superfici multi color. Le sagome multi color posizionate all’apice dei prismi si riflettono sul soffitto specchiato fungendo da bussola, consentendoci di verificare la posizione nel labirinto.
KELIN KAROO re interpreta l’uso dello struzzo con l’aiuto dei Fratelli Campana; una collezione di poltrone e ciotole, molto brasiliana, descritta su una sorta di grande pannello, rigorosamente in struzzo che ospita la didascalia e che mi porta ad immaginare che sia possibile ricoprire le nostre costosissime pareti di struzzo. E’ fuor di dubbio che siamo abituati a vedere lo struzzo su forme modaiole ma a questo giro l’applicazione esce totalmente dagli schemi, facendo ridondare questo materiale che ricopre le poltrone ricordando una fitta vegetazione amazzonica.
BISAZZA e le sue gigantografie raffiguranti un cappello, una borsa, una mano e molti altri oggetti, puntigliosamente ricoperti da mosaici color oro, ricordano i sogni dei bambini il cui immaginario è per definizione inversamente proporzionale alla loro statura vitale. BISAZZA e MENDINI, un dialogo davvero straordinario che dura da trent’anni e che BISAZZA ha voluto onorare, celebrando gli 80 anni di Alessandro Mendini, con la presentazioni delle sue sculture rivestite in mosaico.
METAMORFOSI: ha unito 8 aziende italiane produttrici di piastrelle e sanitari in ceramica , interpretate e realizzate con installazioni davvero originali, fra le quali, un pannello di sanitari sui quali vengono applicati colori vivaci e stampe a laser dai vari motivi, montati su un pannello di legno grezzo e disposti come fossero dei totem.
Il prossimo appuntamento è da WAIT and SEE, un nuovo spazio poliedrico che UBERTA ZAMBELLETTI ha meticolosamente curato nei dettagli, esprimendo la sua esperienza creativa e le sua vocazione internazionale da vera “globtrotter”. Per il Fuori Salone, Uberta ha scelto BOKJA – DESIGN FOR BEE-SIGN, dedicato alle api, per celebrare il suo motto preferito “La vita è bella”. Le api sono procacciatrici ed operose, impollinano e ci regalano un nettare vitale.
L’artista designer Bokja ha scelto una serie di tessuti che provengono dai corredi delle spose turche per creare uno sciame di api che sembrano darti il benvenuto. Un’installazione le cui protagoniste per nulla minacciose si fanno “immaginare” nel nostro entourage e si fanno anche molto desiderare, cariche come sono, di un sapore decorativo. Mi inoltro nelle stanze di questo spazio, che vi consiglio di visitare per la scelta finalmente un po’diversa di abiti, oggetti e suggestioni e mi ritrovo a tu per tu con l’ape regina; una grande stanza accoglie un’enorme ape rivestita degli stessi tessuti e materiali di recupero delle altre.
Inconsueto è il termine giusto per questo spazio che finalmente ci regala proposte, nelle quali tuffarci e ritrovare la felicità.
Ed eccoci ora al nostro appuntamento con DOMO; i suoi artigiani e designer sardi, tanto attesi, tanto cercati, e finalmente ritrovati quella famosa mattina in cui Giorgio, mi ha riaccompagnato nella goliardica Via Della Cuccagna, dove ci siamo imbattuti in spazi disanimati ma abitati dagli oggetti e proposte che riposavano anche loro, dopo un evidente nottata di festa.
Per la prima volta Giorgio ha potuto parcheggiare la grande ed imbarazzante macchina da super lusso, nel cortile adiacente la cascina ed entrare con me per assaporare dal vivo le nuove forme. Sembravamo due furfanti che rubavano scatti a tutti gli oggetti e le sottostanti descrizioni.
Un progetto molto stimolante, che abbiamo potuto ammirare percorrendo le varie stanze i cui muri scrostati, fanno risaltare l’aspetto ancestrale attualizzato nelle forme, negli accostamenti di materiali e nella ricchezza simbolica, delle diverse culture e popolazioni che hanno attraversato quest’isola.
Il progetto è parte della Biennale dell’Artigianato Sardo di Sassari. DOMO significa casa e la presentazione racconta a tutto tondo l’interno di una casa.
Un contenitore vivo, della cultura e dei materiali che l’hanno attraversata, raccontato da 32 designer e 60 laboratori che hanno saputo riscrivere la tradizione con un tratto davvero innovativo.
Il sapore della storia, della tradizione manuale, dei materiali ancestrali, e la semplicità delle linee che con gli accostamenti di colori, applicati sulle ceramiche, ricamati sui tessuti e tramati sui tappeti rendono questa collezione degna di nota.
Affermo con piacere che l’artigianato sardo, seppur giustamente re interpretato, mantiene una forte connotazione artistica, tanto che, mi riprometto di inoltrarmi nel prossimo futuro, in una ricerca esplorativa di questa fetta del nostro paese che conosciamo solo per luoghi comuni. Sul tavolo all’entrata, sono disposti una serie di libri, ricoperti da un cellofan, non posso impedirmi di curiosare, trafugando il cellofan. Ne scelgo uno, quello che più descrive le opere, la loro costruzione e l’evento, la cui prefazione è scritta da Enzo Mari. Un libro/oggetto le cui pagine di cartone spessissimo sono quasi delle stampe.
Il cartello segna il costo di 50 Euro, guardo Giorgio il quale dice no con la testa, replico al suo silenzioso ed espressivo “no” che mi rifiuto di tornare per la terza volta, decido cosi di prendere il libro, peraltro pesantissimo, lo faccio scivolare nella mio solito borsone e appoggio sul cellofan il mio biglietto da visita con su scritto “Potete trovarmi a questo numero”. Ci congediamo lasciando un evidente “spazio vuoto” sotto al cellofan e Giorgio che scherzosamente mi da della ladra, ma poi cambia idea ed afferma che avrei dovuto scrivere “Grazie , ho apprezzato il regalo”. La gentilissima curatrice dell’evento mi ha poi chiamato per nulla infastidita, direi piuttosto divertita.
Ultima tappa di oggi: raggiungo Sara in Via Durini, già ampiamente documentata da lei. Mi mostra le foto delle fumettistiche sedute “GIULLARE” di GAETANO PESCE per MERITALIA caratterizzate da dei pon pon che come veri giullari si animano al tocco umano, musicando suoni cubani oppure emanando delle luci.
L’allestimento accosta le sedute alle nuove lampade di Gaetano Pesce che come sempre gioca con forme e colori dando libero sfogo al suo immaginario che appartiene ad un coloratissimo mondo in resina. L’ultima foto, il muso di una 500 degli anni ’70 , non posso dire che una poltrona a forma di Fiat 500 ideata dal rinomato Lapo, possa legittimare l’inconsuetudine da me tanto ricercata. Ma sono certa che molti godranno di questa poltrona, divertiti e compiaciuti di quella che ormai è diventata un’icona, forse per chi non ha la patente?
Termina qui la sorprendente avventura attraverso questo Fuori Salone 2011 che si è rivelato davvero ricco di idee, colori, proposte eco-sostenibili, studi e approfondimenti sui materiali, passione per la ricerca e la sperimentazione, sensibilità per il sostegno. Mi hanno colpito e lo ripeto volentieri, la passione e la vita che ognuno ha messo nell’esporre i propri sogni, i propri progetti regalando al pubblico emozioni ed una rassicurante propensione dell’uomo alla vita costruttiva, immaginativa, propositiva che sottolinea quanti ancora si adoperano per darci la possibilità di vivere un po’ più felici.