Il prato sintetico è cambiato parecchio rispetto a qualche anno fa. Non è più solo quella distesa verde e lucida che sa di plastica a prima vista. Ora può avere carattere, texture, un bel colore naturale. Ma attenzione: non basta dire “ne prendo uno” e piazzarlo sul terrazzo. Chiediamoci, perché alcuni sembrano veri e altri invece sembrano usciti da un set televisivo anni ’90?
La verità è che ci sono mille versioni di prato finto e non tutte fanno bella figura. Dipende da dove lo metti, da come lo usi, da che effetto vuoi ottenere. Ti serve per calpestarci ogni giorno? Solo per decorare un angolo? Per il giardino o per il balcone? In base a questo cambia tutto. E scegliere in modo casuale rischia di farti odiare l’idea dopo due settimane. Cerchiamo di chiarire qualche punto in merito.
Quando ha davvero senso usare un prato sintetico
Non tutti hanno il tempo, la voglia o anche solo le condizioni giuste per far crescere un prato vero. Magari il sole arriva solo a tratti, o magari c’è sempre ombra e umidità. Oppure hai bambini che corrono, animali che scavano e non vuoi trasformare il giardino in un campo di battaglia. In tutti questi casi, un prato finto fatto bene può salvarti la scena, senza trasformare lo spazio in una distesa di plastica triste.

La vera svolta, però, sta nel capire cosa rende buono un prato sintetico. Non è solo una questione di colore, anche se l’occhio vuole la sua parte. La densità dei fili è uno dei primi dettagli che fanno la differenza: più sono fitti, più l’effetto è compatto, naturale, meno spelacchiato. Anche l’altezza cambia molto. Se cerchi un prato morbido, che sembri vero sotto i piedi, punta su fibre intorno ai 30-40 mm. Se invece lo usi solo per coprire un terrazzo o un angolo da calpestare ogni tanto, anche 20 mm possono bastare.
Occhio anche ai colori. I modelli migliori mescolano varie tonalità di verde, con qualche filo beige o marrone, per simulare l’effetto dell’erba vera, quella che cambia un po’ col tempo. Se è tutto verde acceso e uniforme, probabilmente sembrerà finto già da lontano. I materiali contano parecchio… polietilene e polipropilene sono i più usati perché uniscono resistenza e morbidezza. Meglio evitare quelli troppo rigidi o lucidi, che alla lunga si scoloriscono e diventano duri.

Una cosa a cui pochi pensano è il drenaggio. Se piove o lavi il prato, dove va l’acqua? I modelli ben fatti hanno fori sul retro per farla defluire. E se il tuo spazio è molto esposto al sole, chiediti se ha trattamenti anti UV. Senza quelli, in estate diventa rovente e scolorisce in fretta. Alcuni sono anche ignifughi, dettaglio utile se vivi in una zona calda o usi barbecue o candele.
Sui prezzi c’è davvero di tutto. Quelli base, da 5 a 10 euro al metro quadro, vanno bene solo se ti serve un effetto decorativo minimo, tipo coprire un angolo o fare da base a qualche vaso. Sono spesso rigidi, con colori poco realistici. Se invece cerchi un equilibrio, quelli da 15 a 25 euro offrono una buona densità, un colore più naturale e tengono bene nel tempo. Per chi vuole il top, i modelli sopra i 30 euro al metro quadro sono quasi indistinguibili dall’erba vera: soffici, resistenti e belli anche dopo anni.

Quando arriva il momento di comprarlo, evita l’impulso. Meglio toccarli con mano. Nei garden center o nei negozi di bricolage tipo Leroy Merlin o Brico puoi vedere la differenza tra i vari modelli. Alcuni sono pensati per il giardino, altri per terrazze o zone interne. Non sono tutti intercambiabili. E una volta scelto, posarlo bene fa tutta la differenza. La base deve essere liscia e drenante. Puoi fissarlo con nastro biadesivo, incollarlo o appesantirlo con sabbia silicea, che aiuta anche il drenaggio e dà stabilità. E poi va curato.
Non è erba vera, ma nemmeno eterno: ogni tanto va spazzolato, pulito con acqua e sapone, e liberato da foglie o sporco. Bastano piccole attenzioni per farlo durare anni.