Quando si lascia un’eredità facendo testamento bisogna sempre sapere cosa si può decidere autonomamente e cosa no: solo così si evitano problemi.
Quando si ha la fortuna di possedere un certo patrimonio, è naturale volerne disporre secondo la propria volontà, magari premiando i membri della propria famiglia a cui siamo più affezionati o quelli che più di altri ci hanno dimostrato la loro vicinanza. Per questo motivo, spinti dal desiderio di essere generosi con le persone che amiamo, spesso pensiamo di poter disporre del nostro patrimonio in maniera completamente libera, ma non è così.
L’ereditarietà dei beni è regolata da norme molto precise che tutelano tutti gli eredi legittimi, a prescindere dai rapporti che essi hanno avuto con il defunto quando era ancora in vita. Questo significa che agli eredi legittimari (cioè coniuge, figli e genitori) spetta una quota del patrimonio del defunto, che deve essere assicurata a prescindere.
Per quanto riguarda le quote ereditarie, in assenza di testamento sono le seguenti:
L’insieme di tutte le quote destinate agli eredi legittimari costituisce la quota legittima o di riserva di un’eredità. Se si decide di lasciare un testamento è necessario sapere che non si può disporre della quota minima di riserva, che verrà comunque lasciata agli eredi legittimari a prescindere dalla volontà del defunto.
Chi scrive il proprio testamento può quindi disporre liberamente della quota disponibile, cioè di tutti i beni che eccedono la divisione del patrimonio del defunto tra gli eredi secondo i termini di legge. Un testamento che non tiene conto della quota di riserva non può essere considerato valido e quindi, di fatto, le volontà del defunto non potranno essere rispettate perché la legge lo impedirà.
Le quote minime sono: