La Commissione Europea ha finalmente reso pubblica la tanto attesa proposta di Direttiva UE sull’efficienza energetica degli edifici.
L’obiettivo della revisione della Commissione è quello di adeguare il testo sugli standard di rinnovamento energetico agli obiettivi del Green Deal europeo. Infatti, il tema della ristrutturazione energetica è centrale nel pacchetto Clima poiché gli edifici rappresentano il 40% del consumo energetico dell’Unione Europea e il 36% delle emissioni di gas serra.
Nel 2050 esisteranno ancora dall’85% al 90% degli edifici esistenti oggi. Quali sono gli sviluppi proposti e il loro impatto sul rinnovamento energetico? Questa direttiva disciplina gli attestati di prestazione energetica (APE) degli edifici. Tra le principali modifiche proposte c’è l’introduzione di una componente climatica per tenere conto delle emissioni di gas serra provenienti dalle abitazioni. La bozza del testo prevede inoltre che entro il 2025 la classe A corrisponda a edifici “a emissioni zero” e che la classe G rappresenti il 15-20% del patrimonio immobiliare nazionale.
Direttiva UE: verso stadard minimi di prestazione
Come previsto dalle linee guida, la proposta di direttiva prevede standard minimi di prestazione energetica a livello di Unione Europea per gli edifici meno efficienti, anche se inferiori al primo testo conosciuto. La proposta di direttiva, infatti, prevede che gli Stati membri garantiscano che le abitazioni classificate G debbano raggiungere almeno il livello F entro il 2030 e il livello E entro il 2033.
La Commissione vuole che gli alloggi meno efficienti siano affrontati rapidamente poiché ciò contribuirà a ridurre la povertà energetica. A prima vista, questo calendario è più simile a un obbligo di ristrutturare degli alloggi meno efficienti entro il 2030 e il 2033, soprattutto perché è chiaramente indicato che gli Stati membri devono adottare misure per raggiungere questi standard di prestazione.
Tuttavia, il progetto di direttiva non prevede vincoli in materia di locazione degli alloggi. Inoltre, gli Stati membri poi devono stabilire tempistiche per il raggiungimento di classi di prestazione energetica più elevate attraverso nuovi piani nazionali di ristrutturazione edilizia. Questi piani nazionali devono indicare una traiettoria che conduca ad un patrimonio edilizio nazionale a zero emissioni entro il 2050.
Altro sviluppo: la proposta di direttiva invita gli Stati membri a non concedere più aiuti pubblici alle caldaie a combustibili fossili a partire dal 2027. Oggi, alcune caldaie efficienti a combustibile fossile, come le caldaie a gas, beneficiano di aiuti pubblici. Questo sviluppo rischia di incidere sulla portata degli aiuti pubblici per il rinnovamento energetico.
Per quanto riguarda la fine delle caldaie a combustibile fossile, il progetto di direttiva non impone una data di eliminazione graduale ma fornisce una base giuridica per il divieto di sistemi di riscaldamento a livello nazionale. A questo proposito, il decreto atteso da diversi mesi che vieta l’installazione di nuove caldaie a gasolio dovrebbe rispondere a questa aspettativa.