Decreto salva casa: nella realtà cambia quasi nulla ed è una stangata

Il provvedimento, nonostante le premesse, apporta cambiamenti limitati e rischia di non rispondere alle reali esigenze del settore.

Il decreto Salva-casa, recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri, è stato presentato come una misura necessaria per semplificare il quadro normativo del settore edilizio. Questo provvedimento è stato accolto con favore da alcuni, che vedono in esso un tentativo di snellire le procedure burocratiche e agevolare i cittadini nella regolarizzazione delle proprie situazioni abitative. Tuttavia, una lettura attenta del decreto rivela una realtà meno ottimistica, con cambiamenti che appaiono minimi e con potenziali effetti negativi per molti.

Nonostante le promesse di un’effettiva semplificazione, però, secondo diversi esperti emergono criticità che potrebbero rendere la vita più difficile ai cittadini e agli operatori del settore. Questo scenario, anzi, apre una situazione in cui, a fronte di poche vere innovazioni, si rischia di trovarsi di fronte a una vera e propria stangata per chi sperava in una riduzione significativa delle complicazioni burocratiche.

Cambiamenti minimi e semplificazioni illusorie

Il decreto Salva-casa introduce alcune novità, ma la portata di queste modifiche risulta limitata. Un punto di grande interesse del decreto riguarda le tolleranze costruttive. Pur essendo un aspetto cruciale per molti, le modifiche appaiono minime. Le tolleranze variano dal 2% al 5% a seconda delle dimensioni della superficie interessata, ma la loro applicazione resta legata a casi specifici e non costituisce una reale semplificazione per interventi più significativi.

novità del decreto salva casa
Nel complesso, il decreto rischia di complicare ulteriormente le procedure invece di semplificarle – designmag.it

Le tolleranze esecutive, che includono irregolarità geometriche e modifiche alle finiture degli edifici, sono un altro elemento di cui si parla molto. Anche qui, la realtà mostra che queste tolleranze non rappresentano un cambiamento sostanziale, poiché riguardano solo interventi di minima entità già tollerati dalle norme precedenti.

Una notizia accolta con molto favore è quella che riguarda l’accertamento di conformità, che è stato semplificato e ora richiede la doppia conformità solo nei casi più gravi. Questa misura, che potrebbe sembrare un passo avanti più concreto rispetto ad altri, lascia però aperti molti interrogativi sulla sua reale efficacia. La necessità di dimostrare la conformità solo nei casi più gravi non elimina la complessità delle procedure per i casi meno gravi, che rimangono comunque onerose per i cittadini.

Per quanto riguarda i tempi, il decreto introduce il principio del “silenzio assenso”, sostituendo il precedente “silenzio rigetto”. Se l’amministrazione non risponde entro i termini previsti (45 giorni per i permessi in sanatoria e 30 giorni per la Segnalazione Certificata di Inizio Attività – SCIA), la richiesta si intende accettata. Questa modifica rischia però di essere un’arma a doppio taglio, perché potrebbe portare a un aumento delle incertezze e dei contenziosi legali.

Infine, il decreto Salva-casa introduce alcune semplificazioni per il cambio di destinazione d’uso delle unità immobiliari. All’interno della stessa categoria funzionale, il cambio è sempre ammesso, mentre tra categorie diverse è consentito solo per specifiche destinazioni, come residenziale, turistico-ricettiva, produttiva e commerciale. Il problema, di nuovo, è che queste semplificazioni non si applicano a tutti gli immobili, ma anzi ci sono esclusioni importanti che limitano l’efficacia di questa misura.

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