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Continua, il nostro percorso muranese, che non ci stancheremo di aggiornare nel tempo: mai sazi di scoprire le proposte contemporanee di un’arte cosi antica. Al richiamo di Maestri, i veri protagonisti di quest’isola, alcuni dei quali fedeli a loro stessi; resistono nel tempo affidandosi alla costanza che fa scaturire nuovi giochi di colori e forme che forse non avrebbero neppure immaginato. E poi, le nuove leve le quali si espongono con dovizia di un sapere, affermando l’originalità, laddove tutto è possibile e l’occhio contemporaneo non ha che da essere educato a forme che si ispirano a richiami più internazionali, senza per questo tradire la storia italiana e il suo segno.
Una Murano che si anima, anche di designer che affidano le loro idee a “Maestri prescelti” e da questa “fusione” di culture e retaggi, nasceranno le creature di oggi.
Incontreremo tutte queste realtà in una capillare ricerca, capitanata dalla nostra Giovanna D’Arco del vetro: Adelina Matteucci. Lei conosce quest’isola come le sue tasche e ci offre un’agenda variegata di proposte ancora troppo celate per essere racchiuse nella pieghe di un’isola il cui nome risuona in tutto il mondo.
A questo giro, l’appuntamento é con la tavola, e che tavola! Alquanto insolita se i bicchieri che l’abitano sono quelli di Davide Fuin.
Come molti altri, anche lui nasce nella culla della rovente fornace, trastullato dagli scarti colorati, che hanno acceso in lui il sacro fuoco della passione, estraniatosi da ogni logica per poter sperimentare, nel suo caso, facendo un uso sbalorditivo del colore acceso, ma anche neutrale nei giochi di “avventurina” o del “zanfirico”. Figlio di un Maestro vetraio anch’esso cresciuto nelle fornaci di Barovier & Toso e che ha lavorato fianco a fianco di uno dei più grandi Maestri del bicchiere: Carlo Tosi, detto Caramea.
Davide racconta, con gli occhi che brillano riflessi dal fuoco che favilla dai forni incandescenti: Ricordo che da piccolo quando andavo a trovare mio padre in fornace, con il solo scopo di farmi offrire una Coca Cola, restavo immobile e rapito a guardare, senza sapere cosa catturasse cosi tanto la mia attenzione. Da quel ricordo ad oggi il percorso è stato lungo e ricco di esperienze.
Abbandona gli studi per praticare il fuoco appena quindicenne, nelle fornaci di Venini e molte altre altrettanto rinomate.
Segue poi, le orme del padre e del Maestro Caramea, dai quali ha assorbito una profonda conoscenza del bicchiere; un oggetto che ha reso famosa Venezia nel mondo intero da secoli e secoli e che richiede una tecnica precisa.
Infine, Davide Fuini sente la necessità di creare uno spazio suo, che diventerà nel tempo un vero e proprio universo del bicchiere e che ha scelto di battezzare come Glasswork, sottolineando così l’essenzialità del suo lavoro, che rielabora le storiche forme, antiche come il mondo e le trasforma con piccoli interventi in nuove forme del tutto inusuali con l’aiuto anche del colore, suo grande alleato.
Il colore è la sua forza, lo stende sui bicchieri creando dei veri e propri color block, li esalta con tinte vivacissime ma li raffina anche, con accostamenti più naturali, che vanno dalla sabbia al tabacco. Si esplora cosi un mondo a null’altro simile, dove vi si trova il bicchiere da collezione, la serie di bicchieri tutti diversi per un dressing creativo e che rompe le righe del bon ton un po’ troppo rigido, contrasti di colori esplosivi su forme classicissime, oppure forme più moderne dai colori più tenui.
Davide Fuin da vero alchimista non si lascia intimidire e fa del bicchiere un vero e proprio oggetto, per nulla scontato.