State per prendere in affitto una casa ma siete incerti sulla convenienza del contratto. Vediamo quali caratteristiche approfondire.
L’affitto è l’unica soluzione che tante persone possono permettersi per avere un tetto sopra la testa. Questo non significa cedere alla prima proposta, occorre analizzare attentamente la tipologia di contratto che si dovrà firmare.
Mutuo o affitto, gli italiani propendono per la prima soluzione ma non sempre le banche accordano il finanziamento. Servono garanzie e affidabilità creditizia per ricevere un “sì” dall’istituto di credito e non sempre lo stipendio del richiedente è sufficiente per convincere di poter riuscire a pagare puntualmente le rate mensili senza rischio di insolvenza.
Gli alti tassi di interesse del 2023 hanno impedito a tante coppie di poter comprare la casa dei sogni e sebbene ora la situazione stia migliorando rimane comunque difficile potersi permettere 700 o 800 euro di rata del mutuo più la copertura di tutte le spese iniziali di acquisto di un immobile (notaio, imposte, il 20% del valore dell’abitazione non coperto dal mutuo). Significa che per avere una casa in cui vivere da soli, in coppia o con la famiglia si dovrà accettare di pagare un affitto mensile. Quale formula scegliere?
Tante tipologie di contratto d’affitto, quale scegliere?
La forma contrattuale più diffusa è il contratto d’affitto a canone libero con libertà per entrambe le parti – locatore e inquilino – di determinare l’importo del canone da corrispondere mensilmente. Sta alle parti anche la decisione della durata del contratto rispettando la durata minima imposta dalla Legge (quattro anni più altri quattro di rinnovo automatico). Una seconda tipologia da valutare è il contratto d’affitto a carattere transitorio.
Sempre più persone stanno optando per questa formula perfetta per chi si sposta spesso a causa di esigenze lavorative. Questo contratto ha una durata inferiore ai limiti normativi, massimo 18 mesi visto che nasce per soddisfare esigenze temporanee. Non è previsto per le finalità turistiche ma solo per motivi di studio o lavoro. Superando i 18 mesi occorrerà rispettare il limite dei quattro anni.
Un’altra alternativa è l’affitto a canone concordato, tipologia sempre meno utilizzata a causa di regole poco flessibili. Il proprietario non determina il prezzo dell’affitto, dovrà adattarsi alle disposizioni del Comune in cui è sito l’alloggio da affittare. L’importo dipenderà dalla superficie calpestabile e da eventuali elementi accessori come balconi e ascensori. Quelli descritti sono i contratti di affitto più diffusi e convenienti adatti alle diverse esigenze di locatori (proprietari) e conduttori (inquilini).