Uno dei luoghi da visitare ad Amsterdam è la Casa Museo Anna Frank, la dimora in cui visse la piccola prima della deportazione, e dove scrisse le pagine del suo Diario che sono arrivate fino a noi. A farne un museo, nel 1960 fu Otto, padre di Anna, unico superstite di tutta la famiglia. Nel Giorno della Memoria della Shoah facciamo un viaggio virtuale in questo luogo che è diventato uno dei simboli dell’orrore nazista.
La Casa Museo di Anna Frank si trova ai numeri 263-265 lungo il canale Prinsengracht, nel quartiere Jordaan ad Amsterdam. Nelle stanze nascoste dell’abitazione, la famiglia Frank, esiliata nei Paesi Bassi da Francoforte, rimase nascosta per due anni prima di essere scoperta dalla Gestapo, la polizia segreta del Terzo Reich, e deportata nei campi di concentramento.
Nella sua stanza segreta la giovane Anna Frank visse e scrisse il suo diario, oggi simbolo e testimonianza della tragedia vissuta dagli ebrei e da tutti i perseguitati per volere di Hitler e dei suoi alleati.
Il palazzo in cui sorge il museo era la sede aziendale di Otto, che ricavò all’interno un rifugio segreto nascosto da una libreria scorrevole. La famiglia ci rimase al sicuro dal 1942 al 1944 insieme ai Van Pels e Fritz Pfeffer.
Nella casa, e nella stanza di Anna Frank, tutto è rimasto come allora, gli oggetti di uso quotidiano ancora all’interno dei mobili, i quadri appesi, le foto sui muri e i ritagli di giornali delle attrici preferite dalla ragazzina e, ovviamente, c’è il diario di Anna Frank.
Nelle sue pagine la giovanissima scrittrice adolescente costretta a vivere in clandestinità senza poter mai uscire, appunta la sua vita quotidiana ma anche considerazioni di carattere storico e sociale sulla guerra, sulle vicende del popolo ebraico e sulla persecuzione antisemita, nonché sul ruolo della donna nella società.
Il 27 gennaio è la Giornata della Memoria che ci permette di tenere vivo il ricordo di quanto accaduto durante la Seconda Guerra Mondiale, quando il mondo assistette all’Olocausto, all’uccisione di oltre sei milioni di ebrei da parte del regime nazista tedesco e dei suoi alleati, tra cui l’Italia.
Le vittime della persecuzione furono oltre 15 milioni di persone considerando, oltre agli ebrei, anche zingari, omosessuali, disabili e comunisti, che furono deportati nei campi di concentramento in cui la maggior parte trovarono la morte dopo atroci sofferenze.