Se ti sei mai chiesto chi debba occuparsi di fare la manutenzione della canna fumaria è ora di scoprire quali siano gli obblighi.
Ormai in quasi tutte le regioni le caldaie domestiche funzionano a pieno regime, ma ogni anno si pone una questione importante sul riscaldamento. Vale a dire la manutenzione della canna fumaria con lo sbocco sul tetto, che va eseguita per assicurare sia l’efficienza che la sicurezza dell’impianto. Un privato si organizza da solo, ma nel caso di un condominio la questione si complica.
Prima di tutto dobbiamo precisare che gli interventi di manutenzione della canna devono essere regolari. Si fa di solito un’ispezione a primavera una volta spenta la caldaia per verificare eventuali residui da rimuovere chiamando dei tecnici specializzati. In caso negli ambienti interni si noti odore di bruciato conviene fare un controllo aggiuntivo durante i mesi in cui rimane accesa.
Trascurare questi interventi a causa di equivoci sulla questione della responsabilità può esporre i condomini a rischi molto gravi. Tra i principali ci sono la possibilità dello sviluppo di un incendio per l’ostruzione della canna o l’intossicazione da monossido di carbonio, letale se avviene di notte. Per questo è importante fare luce sulla questione e organizzarsi di conseguenza.
Prima di tutto bisogna distinguere fra i condomini in cui c’è una canna al servizio di un solo proprietario e dunque riscalda un unico appartamento e quelli invece in cui risulta di proprietà comune. In generale la normativa prevede che quando sono più condomini a sfruttare l’impianto di riscaldamento le spese di manutenzione vadano suddivise equamente fra di loro.
Quando invece la canna fumaria è presente a favore di un solo appartamento si presentano situazioni in cui è presente un’ambiguità di fondo. Ovvero che sebbene l’impianto sia di un solo condomino la canna passi attraverso delle zone comuni. Per fortuna la sentenza della Cassazione n. 2757 del 9 settembre 2024ha contribuito a far luce su queste circostanze.
Il giudice ha precisato che a prescindere dalla collocazione della canna fumaria, se questa torna a beneficio di un unico proprietario sta a lui gestire gli interventi necessari. Il caso era arrivato in tribunale a seguito della disputa fra due condomini che rivendicavano entrambi la proprietà di due canne fumarie presenti all’interno della struttura.
Nonostante una di queste risultasse collegata all’appartamento del primo condomino, solo l’altra risultava attiva in quanto era l’unica ad avere uno sbocco effettivo sul tetto. Di conseguenza l’obbligo di pagare le spese di manutenzione è ricaduto su chi aveva a disposizione un impianto in funzione.