Brutte notizie, tanto per cambiare, per gli italiani, la tassa di successione sono destinate ad aumentare nel 2025, ecco cosa accadrà.
Troppo spesso ci lamentiamo dei tanti conti che ci si ritrova a dover pagare, al punto tale che è quasi impossibile anche per chi ha un lavoro sicuro non arrivare stremati alla fine del mese. Rispettare le scadenze è importante, anche se ci sono alcune imposte che sono comunque odiate da molti e considerate quasi un’ingiustizia. È il caso della tassa di successione, che scatta quando un erede deve entrare in possesso dei beni della persona deceduta.
La cifra varia in base al valore dell’eredità e della dichiarazione che tutti i soggetti sono chiamati a presentare dopo essere entrati in possesso di un bene. Si tratta di una procedura che devono fare sia gli eredi, sia i legatari, ovvero chi è chiamato ad amministrare il patrimonio della persona scomparsa, nel caso in cui non ci siano parenti in linea diretta. Le prospettive, però, come capita spesso, non sono particolarmente buone, la situazione sembra essere destinata a cambiare in peggio dall’anno im arrivo.
La tassa di successione aumenta nel 2025: ecco perché
Nel momento in cui si parla di ritocchi alle tasse nella maggior parte dei casi questi comportano un incremento, proprio per questo non ci si può stupire troppo di quello che sta per accadere alla tassa di successione. È innanzitutto fondamentale rispettare la tempistica, la dichiarazione deve essere presentata entro dodici mesi dalla data del decesso, che coincide con l’apertura della successione. È possibile presentarla con il supporto di un notaio o, in autonomia, attraverso i canali online dell’Agenzia delle Entrate, o presentandosi personalmente presso un CAF. Tutti gli sportelli dell’Agenzia sono disponibili per ogni delucidazione.
Fatto questo, l’ufficio competente liquida l’imposta principale a chi ne ha diritto. Anche in questo caso c’è un termine che deve essere rispettato, Tutto deve avvenire entro tre anni dalla presentazione della dichiarazione della successione o della dichiarazione sostitutiva o integrativa.
Sono però previste modifiche importanti, partire dal 1° gennaio 2025, alcune di queste potrebbero non fare piacere ai contribuenti. Il versamento della tassa di successione dovrà avvenire entro 90 giorni dal termine di presentazione della dichiarazione. Si può pagare l’imposta sulle successioni autoliquidata nella misura non inferiore al 20%, sempre entro 90 giorni. Per il rimanente importo, 8 rate trimestrali o un massimo di 12 rate trimestrali (per importi superiori a 20 mila euro). Per gli importi inferiori ai 1.000 euro non c’è alcuna rateizzazione.
Come previsto dal Dlgs n 139, qualora ci fosse un unico erede di età inferiore ai 26 anni e un asse ereditario con beni immobili, sarà necessario che le banche e gli altri intermediari finanziari svincolino le attività cadute in successione. Questo deve avvenire nei limiti del valore necessario all’erede per effettuare il versamento delle imposte catastali, ipotecarie e di bollo.
L’imposta è prevista solo se il valore del patrimonio ereditario supera 1 milione di euro, ma solo se gli eredi sono il coniuge, i figli o i genitori del defunto. Non si deve niente se il valore complessivo dell’eredità (inclusa la casa) non supera 1 milione di euro. Un ruolo decisivo viene svolto dalle rendite catastali, che devono essere rivalutate del 5% e moltiplicate per un coefficiente che varia in base all’immobile. Il valore che si ottiene è la base imponibile su cui si calcola la tassa di successione., L’aliquota varia in base al grado di parentela. Gli eredi devono però pagare anche le imposte catastali e ipotecarie, le prime pari al 2% del valore degli immobili dichiarati in successione, mentre le seconde sono dell’1%. L’aumento delle rendite catastali potrebbe incidere sulla tassa di successione solo per gli immobili che hanno beneficiato del Superbonus o di altri interventi di ristrutturazione.