Oggi a DesignMag ci siamo messi comodi, tazza calda alla mano, e ci siamo chiesti: cosa rende davvero accogliente una casa? Non parliamo di divani morbidi o lucine soffuse, ma di qualcosa di più profondo, più viscerale. Hai mai sentito parlare dell’atmosfera hygge? È una parola danese, difficile da tradurre ma facile da sentire, se ci si lascia andare. Non è solo un modo di arredare, è un modo di stare. Di vivere gli spazi, anche piccoli, come rifugi dove si sta bene, con sé stessi e con gli altri.
Questo concetto arriva dai paesi nordici, dove il buio e il freddo invitano a rintanarsi dentro, ma non è limitato all’inverno. Hygge vuol dire rallentare, sentirsi protetti, creare un’atmosfera che parla di casa nel senso più pieno. È una sensazione, più che un’estetica, ma ha comunque un suo stile fatto di semplicità, luce calda e materiali che invitano al contatto. È tutto ciò che ci fa tirare un sospiro di sollievo quando varchiamo la porta. Ti suona familiare?
Un rifugio anche per chi ami: lo stile danese a casa tua
Partiamo subito dall’elemento illuminazione. La luce possa cambiare il modo in cui viviamo gli spazi. Quando la luce è calda e morbida, tutto rallenta. Il tempo sembra meno aggressivo. E la cosa bella è che puoi ottenere questo effetto con gesti semplici. Non serve stravolgere l’impianto elettrico. Basta distribuire le luci in punti diversi della stanza, con altezze e intensità variabili. Lanterne, candele, una lampada da tavolo ben piazzata, magari una fila di lucine a led su una mensola. Fa tutto un altro effetto. Noi per esempio ci siamo innamorati della lampada da terra Gorana, che trovi da Sklum. È in metallo, sottile, con una linea pulita che non urla, ma si fa notare. Ha un paralume largo che diffonde la luce in modo ampio ma gentile. E messa in un angolo del soggiorno, accesa di sera, cambia l’umore della stanza senza che tu te ne accorga.

Poi c’è tutto il discorso dei materiali, che è un po’ la pelle della casa. Se ti siedi su un divano rigido e vedi solo superfici lucide e lisce, non è la stessa cosa che sprofondare tra cuscini, sentire una coperta che ti abbraccia, poggiare i piedi nudi su un tappeto che ti accoglie. Questo è il cuore del comfort hygge. Le cose devono essere calde al tatto, ma anche alla vista. Tessuti spessi, magari intrecciati.
Tappeti in juta o a pelo lungo che scaldano anche i pavimenti freddi solo a guardarli. Il plaid Obi che trovi su Kenay Home ci è sembrato perfetto in questo senso. È 100% cotone, quindi naturale, e ha quel tono terracotta che dà subito carattere. Lo puoi buttare sul divano, lasciare sul letto o appoggiare su una poltrona, senza troppe regole. Più l’aspetto è informale, meglio è. Non deve sembrare una foto da catalogo, deve essere vivo, abitato.

E se parliamo di casa vissuta, non possiamo non parlare degli angoli di lentezza. Quei microspazi in cui ti siedi cinque minuti che poi diventano trenta. Un angolo lettura, anche improvvisato, può diventare il tuo rifugio quotidiano. Serve poco… una seduta comoda, qualche libro a portata di mano, una tazza. E magari una pianta lì vicino, per non sentirsi troppo chiusi.
Anche un davanzale, con un cuscino appoggiato e la tazza calda tra le mani, può fare la sua parte. Le tazze in ceramica che trovi facilmente su Amazon sono l’ideale: resistenti, belle da vedere, puoi metterle in microonde senza problemi. Perfette se lavori da casa e hai bisogno di staccare cinque minuti senza complicarti la vita. La pausa, anche breve, diventa un rituale.

Un altro dettaglio che fa una grande differenza sono i materiali usati per gli oggetti quotidiani. Cose che tocchi, che guardi, che usi ogni giorno. Il legno chiaro, non verniciato. La ceramica un po’ irregolare, magari artigianale. Il vetro opaco che smorza le luci forti. Sono tutti elementi che danno un senso di calma. Non è solo questione estetica, è anche pratica. Le superfici naturali non riflettono in modo aggressivo, assorbono il rumore, fanno sentire tutto più morbido. La plastica lucida e i colori sparati lasciano il tempo che trovano, mentre certe texture, anche un po’ grezze, invitano al contatto.
E infine, ma per niente meno importante, c’è la dimensione condivisa dell’hygge. Una casa che fa stare bene te, deve anche saper accogliere gli altri senza sforzo. Non serve preparare grandi cene o mettere la tovaglia buona. Una tavola semplice, con piatti anche spaiati ma scelti con cura, qualche candela accesa anche di giorno, magari un dolce fatto in casa. Metti in vista i giochi da tavolo, crea delle playlist leggere, accendi quella lampada nell’angolo che fa una luce che sembra un abbraccio.