Sono tanti i proprietari di immobili in tutta Italia che temono la riforma del catasto ma chi sono coloro che dovranno pagare di più?
Correva l’anno 2022 ed era ancora al Governo come presidente del Consiglio Mario Draghi, quando si è parlato con una certa frequenza della riforma del catasto. In effetti già nei primi mesi di quell’anno era stata approvata la legge delega che autorizza il Governo alla riforma del catasto. Ma come sono cambiate le cose con il passaggio di consegne dal governo Draghi al governo che vede Giorgia Meloni come presidente del Consiglio, datato ottobre 2022?
Vediamo insieme a che punto siamo e cosa c’è da sapere sulla riforma del catasto, cos’è e quali sono i cambiamenti che i proprietari di immobili attendono con ansia temendo una stangata con cifre anche alte da pagare allo Stato.
Riforma del catasto: aggiornamenti e novità
Cosa bisogna sapere sulla riforma del catasto? In sostanza i cambiamenti ipotizzati da attuare sul testo già esistente sono da riferire in particolar modo su come vengono calcolati i valori catastali degli immobili. Cosa vuol dire tutto questo? Che potranno cambiare le metodologie e gli strumenti con cui sono rilevati i dati catastali da parte dell’amministrazione finanziaria.
Lo scopo dichiarato della riforma del catasto come disciplinato dall’art.6 è quello di mettere un freno all’evasione fiscale e contrastare anche episodi di abusivismo edilizio. Il tutto agendo con modifiche sul sistema di rilevazione catastale. E permettendo agli agenti preposti di integrare le informazioni già presenti nel sistema catastale con dati più aggiornati e veritieri.
Ma in che modo la riforma porterà alla stangata? Allora, abbiamo detto che gli strumenti di Comuni e Agenzia delle Entrate per rilevare i dati catastali potranno essere più moderni ed efficienti. In questo modo il controllo su edifici e terreni e il loro classamento potrà essere più preciso e puntuale. Quali sono i mobili nel mirino?
A tremare sono i proprietari di immobili attualmente non censiti oppure che non rispettano la destinazione di uso dichiarata, la reale consistenza di fatto, quindi che sono registrati con una categoria catastale che non è quella vera. Poi ci sono, ovviamente, gli immobili abusivi. Nonché pure i terreni edificabili, quindi di un certo valore, che invece sono accatastati come agricoli.
L’iter della riforma non ha trovato una conclusione definitiva, tanto che possiamo tranquillamente affermare che, al momento, della riforma del catasto non se ne sta proprio parlando. Anche se, in base alla disposizione della legge delega, dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2026. Non ci sono quindi stime reali da fare, ma solo ipotesi in base a simulazioni fatte tenendo conto dei valori immobiliari medi delle città italiane.
I valori delle rendite catastali, in base a tali simulazioni, con la riforma del catasto potrebbero salire fino al 189% in città come Trento e del 123% a Milano.