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Antonia Jannone accoglie nella sua galleria una mostra molto speciale, dedicata ai diciannove “tavolini” e ai disegni preparatori di Michele De Lucchi. In primo piano il ritratto dell’architetto by Giovanni Gastel. Michele De Lucchi, un architetto di grande spessore, uno dei protagonisti di Alchymia e Memphis che negli anni ha sviluppato idee e progetti per le più importanti industrie italiane come Artemide, Olivetti, Alias, Unifor. Ma anche ristrutturato edifici come quello per Enel.
Ha curato una moltitudine di allestimenti e mostre d’arte e design… Il suo lavoro è stato un percorso straordinario, dall’anima personale e inimitabile e sempre attento alla ricerca sui temi della tecnologia e dell’artigianato.
Fino a quando, nel 1990 crea Produzione Privata, da cui ne deriva una collezione nata dalla sapienza delle tecniche artigianali. Inconsueto per preparazione, cultura, raffinatezza ma soprattutto veritiero e mai artificioso.
Lo spazio che accoglie Produzione Privata, ci fa respirare un luogo che inevitabilmente richiama alle radici della natura e alla semplicità delle baite arcaiche.
Cerca l’essenzialità delle forme architettoniche, scolpendo casette in legno che verranno accolte nei più importanti musei del mondo. Ed oggi, i suoi “tavolini”, “ini” tutti in legno massello e grezzo – è questo il suo bello -; lavorato con attrezzature semplici e primitive affinché gli incastri siano solidi, efficaci per tavolini molto robusti. Ma sono anche veri e propri modelli di architetture, con colonne, travi, piani e pavimenti; fatti diventare una serie di piccole sculture, così come lo sono le sue casette. Sono “ini “ come li definisce Michele De Lucchi, per convenzione si distinguono dai tavoli perché più piccoli.
Ma quanto più piccoli? Quanto più stretti? O più sottili? Servono per molte cose, spesso per funzioni che non sono necessariamente mangiare, scrivere ecc. Ma ecco che possono essere usati per sedersi sopra, per salirci sopra per prendere un libro dalla libreria, ma anche come base per esporre un pezzo importante perché no? E la fantasia non ha confini grazie ai “tavolini“, che Michele De Lucchi rivela come un oggetto normalissimo, che apre un mondo intero di utilizzi. Un mondo intimo che ci appartiene. I “tavolini” sono un mondo speciale e molto molto vasto.