[galleria id=”4369″]L’incontro con un insolito personaggio che amo definire come una sorta di Giovanna d’Arco del vetro, ormai conosciuta dai muranesi come l’Ade, ovvero Adelina Matteucci, mi ha permesso di scovare gli angoli nascosti ma non segreti di una Murano insolita. Insieme, abbiamo attraversato intere calli, partendo all’alba, quando le fornaci accendono le prime luci, per poi concludere a metà pomeriggio, quando i Maestri vetrai si salutano fra di loro con un goto di vino in mano e le nostre roventi suole si dirigono verso il vaporetto che fedelmente ci conduce a Venezia.
Abbiamo esplorato così, il lavoro magistrale di tanti Maestri che hanno dedicato una vita intera all’amato fuoco, conosciuto sin dalla tenera infanzia, quando ancora si limitavano a seguire con riverenza, i loro padri all’opera.
Molti di loro, hanno esordito muovendo i primi passi presso i brands più conosciuti, per proseguire solitari in strutture appena rilevate. Piccole realtà ma colme di speranze, il cui imprinting ha dato vita a creazioni non identificabili nell’immediato, dal vasto pubblico, ma il cui lavoro evocava già una sapienza impregnata nel loro dna.
Le prime parole di Adelina hanno chiarito da subito ciò che è l’ essenza di quest’universo: Qui non esistono i numeri uno, esiste ciò che può suscitare più o meno interesse, tutti i maestri sono indistintamente degli artisti che sposano il fuoco dal quale generano il vetro, qui ho incontrato l’arte bella e pura.
Ci si rende immediatamente conto, che ogni Maestro è come un direttore d’orchestra, che muove le proprie mani su strumenti passati di mano in mano dal’900 dc., quando il vetro di Murano stava per nascere. Strumenti forgiati e bruniti da secoli di fuoco, che nessuno di loro oserà mai sfidare perché è il fuoco a dettare le regole, affermando la sua supremazia e la cui sapienza è incontestabile.
Ancor prima di conoscere le realtà Muranesi, dalle più conosciute alle più piccole e celate, delle quali parleremo nei prossimi articoli esplorandole una a una, vorrei soffermarmi e farvi incontrare uno dei pochissimi Maestri del’900 che ha segnato la storia del vetro; Ermanno Nason, che si definisce come il prigioniero di un’isola, dove i racconti diventano pagine di vetro.
Quello fra Ermanno Nason e Adelina Matteucci è stato un vero e proprio “Incontro” e di conseguenza lo è stato anche per me. Sino a allora, l’apprezzare il vetro unicamente per il suo aspetto estetico, faceva di me una sorta di “turista” più che una ricercatrice che ne conosce le molteplici sfaccettature. La conoscenza di quest’universo e della sua bellezza, si amplifica certamente frequentandolo e scoprendo che l’artigianato ne è solo un aspetto, che tocca senza dubbi la dimensione artistica.
Il primo impatto con il lavoro di Ermanno Nason è stato per me decisivo in questo senso, mi ha fatto comprendere la soglia che separa l’artigiano dall’artista e che quest’ultimo non può sussistere senza l’artigiano e la sua umiltà… E, il mio primo pensiero è stato: “Quest’uomo ha fatto del vetro ciò che ha voluto”.
Ha saputo sposare la luce al vetro e pare che il fuoco per una volta abbia fatto un’eccezione, lasciando che fosse Ermanno Nason ad avere la supremazia sull’elemento. Anche se non è proprio così, diciamo che il virtuosismo di questo grande Maestro, l’ha portato ad avere un controllo assoluto sul vetro, che con l’aiuto del fuoco non ha mai dovuto incollare, ne correggere ne rifare… I suoi pezzi sono nati dal nulla e creati con i movimenti sicuri e virtuosi di chi sa astrarsi ed entrare nel suo universo la cui forza supera qualsiasi barriera.
Adelina, mi conduce alla galleria di Ermanno Nason e da subito mi pare di entrare in un luogo molto diverso da quelli incontrati sino ad allora a Murano. M’immergo in uno spazio dall’ aspetto vagamente nordico per la purezza delle forme e il biancore assoluto, interrotto da grandi vetrate che affacciano sul verde e un silenzio riverenziale enfatizza opere che catturano lo sguardo senza lasciarti un secondo di pausa o distrazione. Mi accorgo che più che una galleria, pare di essere in una fondazione o galleria d’arte vera e propria…
L’entrata propone sul suo grande muro bianco le foto di questo bellissimo uomo dall’indubbio carisma, che con non chalance crea ciò che vuole, assistito da artisti del calibro di Picasso, Cocteau, Jean Arp, Renato Guttuso, Lucio Fontana e molti altri.
Sono toccata profondamente dall’umiltà di quest’uomo che non ha mai cercato di primeggiare, o di sottrarsi dall’essere un puro muranese, o dal volersi separare dal resto di quest’isola che ha inglobato interamente la sua vita, comprese le persone. Ha lasciato che fossero semplicemente le sue opere a raccontare chi sia veramente Ermanno Nason. Sicuramente uno dei pochissimi Maestri che lasceranno una traccia indelebile nella storia del vetro.
Per ricerche su novità Muranesi contattate Adelina Matteucci: 338 9126978