Non esiste un solo tipo di contratto di affitto: ne esistono molti. Attenzione a quello che scegli o rischi di trovarti in guai seri.
Si fa presto a dire affitto: sì ma…quale? Tendiamo tutti a credere che esista un solo tipo di contratto di affitto mentre, in realtà, ne esistono diversi che comportano clausole molto differenti. Dunque fa molta attenzione al tipo di contratto di affitto che scegli o potrebbero essere guai seri.
Di questi tempi trovare una casa in affitto per lunghi periodi a prezzi ragionevoli è forse più difficile che vincere alla Lotteria. In alcune città – Milano e Roma in primis – oltre a essere aumentati in misura preoccupante i canoni degli affitti, si è venuta a creare una vera e propria emergenza abitativa.
Infatti ogni anno migliaia di studenti si trasferiscono a Milano, Roma, Bologna per frequentare l’Università. Agli studenti bisogna sommare i lavoratori fuori sede a cui vanno aggiunti anche i turisti. Milano e Roma, ad esempio, si ha un turismo di massa tutto l’anno.
Molti proprietari, del resto, hanno optato per gli affitti brevi: decisamente più vantaggiosi. Di conseguenza trovare una casa in affitto è davvero complicato. Se la trovi, però, fa bene attenzione al tipo di contratto perché non sono tutti uguali. Ogni contratto ha clausole diverse.
Sia che tu sia il proprietario di un immobile sia che tu sia una persona in cerca di una casa in affitto, è fondamentale conoscere le differenze tra i vari tipi di contratto in modo da non trovarsi poi con spiacevoli sorprese. Vediamo quali sono i vari tipi di contratto e qual è il più vantaggioso. Attualmente, secondo la normativa italiana, i tipi di contratto di affitto sono 4: contratto di affitto a canone libero; contratto di affitto a canone concordato; contratto di affitto transitorio; e contratto di affitto transitorio per studenti.
Il contratto a canone libero è il più comune, è il classico 4+4. Salvo disdetta da una delle due parti (che deve essere data con un periodo di preavviso), il contratto si rinnova automaticamente dopo 4 anni. Il vantaggio di questo tipo di contratto è la stabilità: il proprietario avrà un ritorno economico garantito per 8 anni e l’inquilino avrà la certezza di avere un tetto per almeno 8 anni.
Il contratto a canone concordato, invece, ha una durata inferiore: 3+2. Il rinnovo è automatico dopo i primi 3 anni. È particolarmente vantaggioso in quanto il canone di affitto è più basso poiché si basa su accordi comunali o regionali. Inoltre il proprietario, in questo caso, potrà godere di agevolazioni fiscali come una basa imponibile IRPEF del 66% e IMU del 75%.
Il contratto transitorio, a differenza dei due tipi di contratto descritti sopra, ha carattere temporaneo: la durata può oscillare da uno fino a massimo 18 mesi. Può essere sia a canone libero che a canone concordato: possibilità di canone libero se stipulato in comuni con meno di 10.000 abitanti all’ultimo censimento ISTAT.
Se, invece, la densità abitativa è superiore allora vige l’obbligo di canone concordato. È molto vantaggioso in caso di trasferte di lavoro temporanee o in caso di Master o percorsi di studio brevi. Il proprietario, del resto, ha il vantaggio di poter tornare a disporre del proprio immobile come vuole dopo solo 18 mesi.
Infine l’ultimo tipo di contratto è quello transitorio per studenti universitari fuori sede. Può avere una durata che va dai 6 ai 36 mesi e può essere rinnovato per un periodo di uguale durata. È fattibile solo se lo studente ha residenza in un Comune diverso da quello in cui si trova l’immobile e se la casa si trova nello stesso Comune dell’Università a cui il soggetto è iscritto.