La scelta di andare in affitto potrebbe essere davvero controproducente sotto certi aspetti, ecco quali sono i pro e i contro di cui tener considerazione prima di fare questo passo
La scelta tra acquistare una casa o andare in affitto dipende da vari fattori personali, finanziari e di stile di vita. Prima o poi questo bivio arriva e bisogna prendere la direzione giusta. Perché, si sa che acquistare una casa può aumentare il proprio patrimonio nel tempo con nessun rischio di sfratto, e possibilità di personalizzare lo spazio come si desidera e con ogni pagamento del mutuo che aumenta la propria quota di proprietà. Gli svantaggi sono costituiti dalla necessità di un acconto e costi associati (mutuo, tasse, manutenzione).
Anche dalla difficoltà a spostarsi rapidamente, in caso di necessità di trasferimento. Inoltre, il valore della casa può diminuire, influenzando il tuo investimento. Di contro chi sceglie l’affitto ha di sicuro facilità nel cambiare residenza senza vincoli a lungo termine. Il proprietario si occupa delle riparazioni e della manutenzione straordinaria. Inoltre, non è necessario un grande capitale iniziale. L’affitto non contribuisce alla costruzione di un patrimonio. Potrebbe esserci un aumento del canone con il rinnovo del contratto e meno libertà nel personalizzare lo spazio abitativo.
Secondo la normativa italiana, in particolare l’articolo 9 della Legge 392/1978 (Legge sull’Equo Canone), le spese condominiali possono essere suddivise tra il locatore e l’affittuario. Con precisione, l’affittuario deve pagare le spese per la manutenzione ordinaria delle parti comuni, come la pulizia delle scale, l’illuminazione delle aree comuni (scale, corridoi, cortili), e il funzionamento dell’ascensore.
Non solo, le spese per l’acqua, la raccolta dei rifiuti e la manutenzione del verde comune (come giardini e cortili) sono a carico dell’inquilino. Ovviamente tener conto che se l’immobile è dotato di riscaldamento centralizzato, l’inquilino deve pagare la quota relativa al suo consumo, calcolata in base ai millesimi o al consumo effettivo.
Da considerare, ancora, che se l’edificio ha un servizio di portierato, l’inquilino è tenuto a contribuire alle spese di gestione, limitatamente al servizio reso. Lo stesso è responsabile delle piccole riparazioni che riguardano l’uso quotidiano dell’immobile, come la sostituzione di lampadine o la riparazione di rubinetti. A carico del proprietario restano gli interventi straordinari come il rifacimento del tetto, delle facciate, o la sostituzione degli impianti comuni. Queste spese sono a carico del locatore.
Se il condominio decide di migliorare l’efficienza energetica dell’edificio o di adeguare gli impianti alle nuove normative, queste spese spettano al proprietario. Se l’intero immobile ha un’assicurazione contro i danni (incendi, alluvioni), questa spesa è a carico del proprietario. Anche le spese relative all’amministrazione del condominio, comprese quelle per il compenso dell’amministratore, sono a carico del locatore.
Andare in affitto significa pagare una quota generalmente mensile, che non contribuisce a creare un patrimonio immobiliare. Inoltre, l’inquilino potrebbe avere limitazioni su modifiche strutturali o decorazioni all’interno dell’immobile. Con il contro che il proprietario potrebbe aumentare l’affitto alla scadenza del contratto, in linea con il mercato.