Portare a termine l’acquisto di una casa è un sogno comune, occhio alle spese condominiali, c’è un problema che può spingere a rinunciare.
Tantissime persone sognano di avere un luogo in cui potersi rifugiare dopo una lunga giornata di lavoro e dove poter accogliere amici e parenti più cari. Prima di portare a termine la procedura di acquisto di una casa è però importante agire con cognizione di causa, non basta avere il denaro necessario o essere riusciti a ottenere l’ok da parte della banca per il mutuo, il rischio di andare incontro a una fregatura e di potersi pentire per quanto fatto può essere dietro l’angolo.
Nella maggior parte dei casi sarebbe bene valutare più proposte tra quelle che offre il mercato immobiliare, così da valutare quella che si ritiene soddisfi meglio le proprie esigenze, sia a livello estetico, sia per quanto riguarda la posizione. L’aspetto economico non deve e non può comunque passare in secondo piano, anzi a volte si potrebbe restare colpiti da qualcosa che inizialmente non sembrava essere così congeniale.
Prima di arrivare all’acquisto di una casa spesso si hanno delle idee che possono essere anche piuttosto precise in merito a posizione, dimensioni, arredamento (se si sceglie qualcosa di già concreto), oltre ovviamente al prezzo. Molti potrebbero trovare ideale scegliere qualcosa di non troppo distante dal proprio posto di lavoro, ma se questo è in centro città o quasi è inevitabile desistere, i costi crescono alle stelle, meglio qualcosa in periferia.
A volte può essere poi inevitabile puntare su un appartamento, nonostante ci sia chi ha il desiderio di avere un’abitazione autonoma, ben sapendo come questo possa permettere di risparmiare. Non è detto che sia comunque sempre così, è bene indagare prima di sottoscrivere l’accordo. E’ infatti necessario prendersi carico delle spese condominiali che non sono state versate dal venditore. A metterlo in evidenza è una recente sentenza della Corte di Cassazione, l’ordinanza n. 7260 del 19 marzo 2024.
E’ necessario effettuare il pagamento relativo all’anno in corso e a quello successivo, anche quando non si riceve dall’amministratore l’attestazione relativa al debito pendente. Poco importa quindi se non si ha la possibilità di vedere i documenti che giustificano quanto dovuto, non saldare l’importo è comunque ritenuto un atto illecito.
La decisione della Suprema Corte nasce il seguito a un ricorso presentato da un condomino, che aveva ritenuto scorretto pensare di dover pagare quanto richiesto dall’amministratore (aveva provveduto all’acquisto di casa in seguito a un’espropriazione forzata) non avendo avuto modo di accedere alla documentazione contabile. Gli Ermellini non hanno però avuto dubbi: il pagamento dei contributi grava su chi subentra nel palazzo, anche in seguito all’aggiudicazione forzata dell’unità immobiliare.
Questo avviene perché sull’acquirente grava un’obbligazione solidale in funzione di rafforzamento dell’aspettativa creditoria del condominio. Non è possibile quindi per il condomino sottrarsi al pagamento delle spese comuni, giustificando questa volontà per l’impossibilità di avere visionato la documentazione contabile.
Le spese ordinarie fino al passaggio di proprietà spettano al venditore, una volta fatto questo, è chi ha acquistato l’immobile a dover versare la cifra richiesta. Sulla base del principio di solidarietà che vige in questi casi, il nuovo condòmino il soggetto a cui di solito l’amministratore chiede il pagamento delle spese non saldate dal precedente proprietario. Se lo ritiene necessario, può chiedere un rimborso al venditore, anche se può esserci il rischio che possa arrivare un rifiuto all’istanza.