Pagamento dell’affitto oltre la data fissata, cosa si rischia: così il proprietario può rivalersi

Sia gli inquilini sia i proprietari devono avere piena consapevolezza delle implicazioni legali e finanziarie associate al pagamento degli affitti.

Nel contesto attuale, caratterizzato da una crescente difficoltà economica per molte famiglie italiane, il pagamento dell’affitto rappresenta una delle principali preoccupazioni per gli inquilini. Tuttavia, è fondamentale essere consapevoli delle conseguenze legali e finanziarie che possono derivare dal ritardare questo importante adempimento.

Ogni contratto di locazione stabilisce infatti una data precisa entro cui il pagamento deve essere effettuato, e il mancato rispetto di questa scadenza può comportare diverse problematiche per l’inquilino.

La distinzione tra affitto abitativo e commerciale

Quando si parla di affitto e dei termini previsti per legge, è cruciale fare una distinzione tra affitto a uso abitativo e affitto a uso commerciale. La legge n. 392 del 1978 regola la morosità nelle locazioni abitative, stabilendo che un inquilino viene considerato moroso se non paga il canone di affitto entro 20 giorni dalla scadenza stabilita nel contratto. Questo significa che se l’affitto deve essere versato entro il 10 del mese, l’inquilino sarà considerato moroso se il pagamento non avviene entro il 30 dello stesso mese.

Per le locazioni a uso abitativo la legge stabilisce che solo dopo il 21° giorno di ritardo nel pagamento dell’affitto può essere giustificato lo sfratto. A partire da questo momento critico, il proprietario ha diverse opzioni: può cercare un dialogo con l’inquilino o procedere con azioni più drastiche come la diffida tramite lettera raccomandata o l’intimazione di sfratto per morosità.

Una volta notificata l’intimazione di sfratto, esiste comunque la possibilità per l’inquilino di saldare quanto dovuto ed evitare lo sfratto; questa opportunità persiste fino alla prima udienza in tribunale dove possono essere aggiunte anche le spese processuali e gli interessi sul debito accumulato.

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affitto (Designmag.it)

Diversamente dalle locazioni abitative, per quelle commerciali non esiste un termine preciso stabilito dalla legge per effettuare i pagamenti dell’affitto. In questi casi si applicano le norme generali sui contratti che consentono al proprietario di richiedere la “risoluzione per inadempimento” solo quando questo viene considerato grave secondo i criteri del codice civile.

La decisione finale spetta al giudice che valuterà vari fattori come la puntualità nei pagamenti precedenti da parte dell’inquilino o la sua reattività nel tentativo di sanare il debito dopo aver ricevuto una notifica di sfratto. L’entità dell’inadempimento rispetto ai canoni già pagati fino a quel momento gioca anche un ruolo chiave nella decisione finale riguardante lo sfratto.

Un approccio responsabile e informato può aiutare a prevenire situazioni spiacevoli come lo sfratto o altre complicanze legali derivanti dal mancato rispetto dei termini contrattuali.

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